(Virginia Nicoletti) – Nella irrequieta Firenze del primo Quattrocento dove già si respirava il soffio rivoluzionario di Masaccio e Brunelleschi e si percepiva il bisogno di una pittura che guardasse all’umano con occhi nuovi, benché l’influenza del gotico si palesasse ancora in tavole dorate e santi filiformi, sbocciò la figura di Fra Angelico, artista capace di trasmutare la spiritualità in pura luce pittorica.
Nato nel 1935 nella campagna del Mugello da una famiglia contadina che lo sostenne nel suo percorso di avvicinamento all’arte, il poco più che ventenne Guido di Pietro, dopo una formazione iniziale presso la bottega fiorentina di Lorenzo Monaco, varcò la porta del convento di San Domenico di Fiesole, assumendo il nome di Fra Giovanni, seguito più avanti dall’appellativo di “Angelico” per la dolcezza e la luce dei suoi dipinti.
Nel suo ritiro Guido-Fra Giovanni-Angelico poté affiancare alla preghiera lo studio della pittura, rendendo la sua tavolozza sempre più audace e realizzando splendidi lavori destinati a committenti domenicani e chiese toscane, tra cui spiccano l’Adorazione dei Magi, la Madonna delle Ombre e raffinati polittici per altari maggiori.
Fra Angelico, nonostante il suo profondo radicamento nella spiritualità medievale, fu un vero pittore del Rinascimento, periodo culturale ed artistico di cui non fu semplice testimone ma innovatore consapevole. Nei suoi dipinti trovano compimento aspetti divenuti tipici del nuovo pensiero umanistico, quali la tensione verso la razionalità prospettica, l’osservazione della natura, l’uso raffinato della luce e dei chiaroscuri, la solidità delle figure, l’attenta costruzione spaziale, il ritrarsi dei personaggi secondo principi di equilibrio e armonia. Questi suoi linguaggi nuovi si rivelano nella loro massima espressione nei grandi cicli dipinti per il convento domenicano di San Marco, a Firenze. La committenza di Cosimo de’ Medici, che volle restaurare interamente il monastero e affidò ad Angelico le decorazioni delle celle e dei corridoi, offrì all’artista il più vasto laboratorio di sperimentazione del tempo, che divenne teatro dell’essenza della sua ricerca, ovvero un’arte che si fa preghiera e meditazione, e che trova la sua poesia nell’essenziale.
Nel 1445 Papa Eugenio IV lo volle a Roma per decorare alcune cappelle vaticane, fase a cui seguirono anni in cui oscillò tra Fiesole, Firenze e Roma. alternando periodi di intensa creazione artistica e impegno religioso. Morì a Roma il 18 febbraio 1455, presso il convento di Santa Maria sopra Minerva, lasciando dietro di sé una fama che crebbe grazie all’emozionante religiosità che pervade tutta la sua produzione e per l’esempio di mitezza, fede e purezza che seppe incarnare in vita – che il Vasari ha contribuito a tramandare -. Nel 1982, Giovanni Paolo II lo dichiarò “Beato”, attribuzione che, per altro, gli venne informalmente accordata dal mondo intero, proprio in virtù delle sue qualità, ben prima del riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa.
In omaggio al suo figlio più spirituale, Firenze è sede sino al 25 gennaio 2026 di una grande retrospettiva – allestita tra Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco – che consta di più di 140 opere provenienti da tutto il mondo tra cui tavole, predelle, disegni, miniature e affreschi ed alcune opere composte da elementi compositivi di solito dispersi tra musei internazionali, che spaziano dai primi esperimenti gotici agli slanci più arditi del pieno Rinascimento.
È così possibile ammirare, tra i molti capolavori qui raccolti, la pala di San Marco, la Figura sagomata di san Francesco d’Assisi, la Madonna dell’Umiltà e cinque angeli, l’Annunciazione di Montecarlo, e ripercorrere idealmente la “via angelica” negli spazi reali del convento di San Marco (dove ogni cella ospita un affresco diverso, pensato dall’artista per accompagnare la meditazione individuale dei frati).
L’allestimento, oltre ad essere incredibilmente ricco e vario dal punto di vista espositivo, ha il grandissimo pregio di rendere palpabile l’autenticità della bontà creativa – come atto spirituale e sociale – di Fra Angelico, il “pittore delle anime”: personalmente ho provato un grande senso di commozione nel trovarmi dinnanzi a tavole che, pur avendo attraversato svariati secoli, parlano ancora oggi di dolcezza, di speranza e di una bellezza che appartiene a tutti, con una attualità che la mostra fiorentina restituisce riverberandone l’intensità.












![[ID: Et74N5OHM3g] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-et74n5ohm3g-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: 7b2s2bD-P2E] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-7b2s2bd-p2e-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: hQoGsPscK8Q] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-hqogspsck8q-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: XLLgCdK0TKk] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-xllgcdk0tkk-youtube-automatic-1-360x203.jpg)






















e poi scegli l'opzione