(Virginia Nicoletti) – Per la gioia di noi fan, dopo i sold-out delle precedenti tournée, a novembre torna al teatro Arcimboldi di Milano The Rocky Horror Picture Show, capolavoro di Richard O’Brien (una delle personalità più eclettiche del mondo dello spettacolo) che, dal suo debutto al King’s Road Theatre di Londra nel 1973, non ha mai smesso di conquistare intere generazioni di spettatori.
Il musical, un mix di satira, parodia e omaggio ai film horror e sci-fi degli anni ’50 e ’60, racconta le vicende di una giovane coppia, Brad Majors e Janet Weiss, che in modo apparentemente casuale si ritrova in un castello isolato, dopo aver avuto problemi con l’auto durante un viaggio. Qui la coppia incontra il dottor Frank-N-Furte – personaggio diventato una indiscussa icona queer soprattutto grazie all’interpretazione cinematografica del 1975 dell’inarrivabile Tim Curry -, un eccentrico alieno-scienziato pazzo che è in procinto di portare a termine la creazione di un “uomo perfetto”, un ragazzone biondo e muscoloso di nome Rocky, oltre ad altri stravaganti personaggi, come l’oscuro Rif Raf, l’enigmatica Magenta, la singolare Columbia, l’irriverente rock’n’roll-icon Eddie.
I due si trovano così, loro malgrado, intrappolati in un mondo sconcertante e disinibito, dove il confine tra giusto e sbagliato è labile e dove il susseguirsi degli eventi offre loro l’occasione di esplorare la propria sessualità ed oltrepassare i propri tabù.
Superata una iniziale tiepida accoglienza da parte di spettatori e critica, dovuta probabilmente al turbamento prodotto dalle tematiche trattate e dalla modalità surreale e provocatoria con cui vengono affrontate, l’originalità del The Rocky Horror Picture Show – miscela unica di elementi kitsch, travestimenti audaci, rock’n’roll, fantascienza e umorismo nero -, il suo spirito trasgressivo e la sua capacità di sfidare le convenzioni sociali e sessuali dell’epoca, hanno finito per accattivarsi il cuore del pubblico, travolto anche dall’ineguagliabile colonna sonora, vortice inarrestabile di energia, che mescola iconiche ballate pop e rock, come “Time Warp”, “Sweet Transvestite”, “Science Fiction/Double Feature”, “Dammit, Janet”, “Hot Patootie – Bless My Soul”.
L’uscita dell’adattamento cinematografico, diventato un vero e proprio cult grazie alle proiezioni notturne interattive che hanno seguito, alla fine degli anni Settanta, l’iniziale lancio (cioè con partecipazione attiva da parte del pubblico, che canta, balla e lancia oggetti durante la proiezione), ha rappresentato il momento di svolta per la notorietà di questo capolavoro, perché l’ha catapultato nell’olimpo degli spettacoli più amati di sempre, l’ha consacrato il musical contemporaneo più longevo al mondo e gli ha regalato il record di permanenza nei cinema. Ancora oggi al Mexico di Milano vige la tradizione della sua periodica proiezione, accompagnata dalla performance di una compagnia teatrale e dal coinvolgimento degli spettatori. Un happening veramente divertente a cui ho partecipato più volte con grande diletto.
The Rocky Horror Picture Show, a più di cinquant’anni dal suo debutto, conferma il suo essere fenomeno di costume, simbolo di inclusività e ribellione, celebrazione della diversità e della libertà di espressione senza rimpianti. Concetti sintetizzati nella celeberrima frase “Don’t dream it, be it”.