La tradizione pasquale, che vede l’uovo protagonista, arriva da lontano: le uova di Pasqua, così come le conosciamo oggi, sono il risultato di un affascinante intreccio tra antiche usanze pagane e celebrazioni cristiane, e rappresentano un ponte tra passato e presente, tra cultura popolare e spiritualità.
La storia del nostro uovo di Pasqua è profondamente radicata nei simboli di fecondità, rinascita e rigenerazione – spesso legati alla venerazione di divinità associate alla fertilità e al rinnovamento della natura – che caratterizzavano i rituali primaverili delle culture pagane, come quelle persiana, egiziana e greca, in cui le uova venivano scambiate per celebrare il ritorno della vita dopo l’inverno.
L’uovo, con quel suo guscio apparentemente inerte che racchiude una nuova vita pronta a sbocciare, rappresentava, in particolare, un simbolo della dea Eostre (o Ostara) – una figura centrale nella mitologia anglosassone e germanica, da cui deriva il nome “Easter”, Pasqua in inglese, celebrata durante l’equinozio di primavera ed associata al risveglio della terra -, unitamente al prolifico coniglio, anch’esso diventato parte integrante delle celebrazioni. Decorate con colori vivaci ispirati ai fiori e ai colori della primavera, le uova, in alcune tradizioni, erano offerte come doni o sacrifici agli dèi per garantire abbondanza nei raccolti.
Con la diffusione del cristianesimo in Europa, molte pratiche pagane sono state assimilate nelle celebrazioni cristiane per facilitare la transizione culturale. Le uova, già accostate al concetto di rinascita, sono state adottate come metafora della resurrezione di Cristo, in cui il guscio rappresenta la tomba sigillata di Gesù ed il loro contenuto la nuova vita portata dalla resurrezione; durante il Medioevo il loro consumo era il segno tangibile del termine del periodo di penitenza quaresimale.
Oggi le uova sono diventate un elemento centrale della festa pasquale in molte culture: le semplici decorazioni cromatiche in alcune regioni si sono trasformate in opere d’arte elaborate, e l’introduzione nel mondo occidentale di quelle di cioccolato, a partire dal XIX secolo, ha aggiunto un tocco dolce e spesso molto originale alla tradizione. Ma per le uova pasquali il massimo dell’opulenza e della raffinatezza artistica è stato raggiunto con le creazioni della Casa Fabergé, sotto la direzione del celebre gioielliere russo Peter Carl Fabergé.
La storia di questi straordinari capolavori comincia nel 1885, quando lo zar Alessandro III commissiona al famoso orafo il primo di una lunga serie di “Uova Imperiali”, uno scrigno prezioso contenente una sorpresa, cioè una replica miniaturizzata della corona imperiale e un pendente di rubino, come regalo per sua moglie l’imperatrice Marija Fëdorovna. È l’inizio di una usanza familiare che si è rinnovata fino alla destituzione di Nicola II, zar che omaggiava ad ogni Pasqua moglie e madre con siffatti gioielli d’alta oreficeria, vere opere d’arte: pezzi unici realizzati con materiali preziosi come oro, argento, diamanti, rubini e smalti intricati, spesso arricchiti con meccanismi sorprendenti o dettagli nascosti.
La famiglia Romanov, costretta a lasciare San Pietroburgo allo scoppio della Rivoluzione Russa del 1917, ha abbandonato dietro di sé anche queste meraviglie, che oggi sono parte di collezioni pubbliche o private (l’uovo “Mosaico” del 1914, decorato con un complesso disegno, ad esempio, è oggi parte della collezione reale britannica).
Le tradizioni legate alle uova di Pasqua – a quelle comuni e accessibili a tutti, o a quelle esclusive e senza tempo di Fabergé, che raccontano una storia di potere e maestria artistica – ci ricordano che la bellezza può essere trovata sia nella semplicità che nella complessità, e ci dimostrano quanto un oggetto di per sé originariamente “ordinario”, possa trasformarsi nel tempo in un simbolo carico di significati profondi e potenti.
(Virginia Nicoletti)