Quest’anno ricorre il 75’ compleanno del celebre beagle-sognatore disegnato da Charles M. Schulz, Snoopy, uno dei personaggi più iconici e amati nella storia dei fumetti: la prima di numerose strisce con protagonisti lui e gli altri personaggi creati dalla fantasia del visionario fumettista, chiamati Peanuts (“noccioline” ovvero, in ultima analisi, “bazzecole”) – pare con disappunto dello stesso Schulz –, veniva presentata su sette importanti quotidiani americani, tra cui il Washington Post, il 2 ottobre 1950.
Con poco meno di diciottomila pubblicazioni quotidiane originali, scritte, disegnate e letterate solo ed esclusivamente da Schulz e divulgate in cinquant’anni, i Peanuts hanno rivoluzionato il panorama dei fumetti, diventando uno dei fenomeni culturali più significativi del XX secolo; un microcosmo che esplora le criticità della condizione umana attraverso l’universo apparentemente semplice dei bambini, in una combinazione di leggerezza e profondità, che ne è diventata la cifra distintiva, che ha permesso a questi leggendari personaggi di raggiungere un pubblico vasto e diversificato.
La scelta di uno stile grafico minimalista – distinguibile per la semplicità delle linee e l’assenza di sfondi dettagliati oltreché per i personaggi con teste sproporzionate e tratti essenziali – ha reso i Peanuts esteticamente unici e ha offerto ai lettori l’opportunità di concentrarsi sulle emozioni e sul loro modo di interagire, spesso conflittuale ma profondamente umano, piuttosto che su dettagli visivi superflui: di questo affascinante mondo i più giovani possono apprezzare le situazioni comiche, mentre gli adulti – che riescono ad identificarsi con i protagonisti grazie al contrasto tra la loro età e la maturità delle loro preoccupazioni – possono confrontarsi con la visione spesso esclusiva e commovente su temi universali come la solitudine, l’insicurezza, l’ansia e la ricerca di significato nella vita, tematiche che riflettono le loro stesse esperienze e paure.
La profondità emotiva di questo comic è da ricercarsi nel rapporto interconnesso tra le diverse personalità che Schulz ha conferito ai suoi personaggi. Ognuno di essi ha caratteristiche proprie, che ne fanno un elemento indispensabile nell’economia complessiva delle vicende narrate, perché è grazie ad esse, e su di esse, che le storie si rivelano: così, ad esempio, scopriamo Charlie Brown, il protagonista centrale, che è un individuo comune che lotta costantemente con la paura del fallimento e il desiderio di accettazione (tratti, questi, probabilmente influenzati dalle esperienza personali del suo creatore); Lucy van Pelt, emblema di arroganza e prepotenza ma che in realtà nasconde una vulnerabilità che di tanto in tanto affiora; Linus, che con la sua inseparabile celebre rassicurante copertina rappresenta l’urgenza umana di conforto e sicurezza; Woodstock, che incarna lo spirito ribelle e idealista della generazione hippie, offrendo un confronto intergenerazionale con gli altri personaggi; Snoopy, che con le sue silenziose ma perspicaci considerazioni sulle vicende umane e con le sue fantasie eroiche e le sue elaborate avventure immaginarie – vissute grazie ai suoi alter-ego, come il pilota della Prima Guerra Mondiale che combatte il Barone Rosso, lo scrittore famoso o lo studente universitario-super glamour Joe Cool -, riesce ad introdurre nel tutto quella inconfondibile dimensione surreale.
Tra i temi portanti proposti negli “episodi” dei Peanuts, ce n’è uno che, secondo me, conserva sempre la sua trasversale attualità, ovvero il valore della resilienza, quella di Charlie Brown che non demorde di fronte a nulla e persevera nonostante le avversità della vita, e quella di Snoopy, che attraverso le sue fantasie dimostra che la creatività può essere un modo per affrontare le complessità della realtà. Una lezione che ci suggerisce di far ricorso a questa risorsa interiore, per affrontare le sfide quotidiane.
(Virginia Nicoletti)