Ogni anno, quando il sipario dell’Ariston si alza e le prime note riecheggiano nella sala, una specie endemica emerge dalla sua tana per prendere possesso di social network, redazioni e gruppi WhatsApp: il Critico Musicale da Festival.
Non importa se scrivano per un quotidiano nazionale, un blog indipendente o semplicemente per il loro profilo Twitter con 134 follower: la missione è chiara. Smontare. Analizzare. Sentenziare. Con uno stile che oscilla tra il sommelier di vinili d’annata e il veggente che nel riff di una canzone intuisce il tramonto della civiltà occidentale.
IL CRITICO OLD SCHOOL: NOSTALGIA CANAGLIA
Lo riconosci subito: ha la lacrima facile per Tenco, Bindi e Modugno. Per lui, tutto ciò che è stato inciso dopo il 1994 è spazzatura. Ogni anno, con la puntualità delle previsioni meteo sbagliate, ripete che “Sanremo non è più quello di una volta” e che “la musica di oggi è solo rumore”. Poi, a sorpresa, vota per il duetto di Gigi D’Alessio e Geolier dicendo che “alla fine, almeno è vera melodia”.
IL CRITICO TECNICO: IL CACCIATORE DI DODICESIME
Ha studiato solfeggio e non vuole che tu lo dimentichi. Scrive recensioni in cui si parla di “settime diminuite”, “modulazioni azzardate” e “timbrica satura”. Se una canzone si regge su tre accordi, è banale; se ne usa venti, è troppo complicata per il pubblico generalista. Lui sogna un festival dominato da arpeggi prog-rock e poliritmie, ma si ritrova ogni anno a dare 8/10 a una ballad in quattro quarti con il classico cambio di tonalità prima del ritornello finale. E lo odia.
IL CRITICO SOCIAL: LA SENTENZA IN UN TWEET
Non ha tempo da perdere con analisi articolate. Il suo habitat naturale è Twitter (pardon, X), dove si muove con la velocità di un opinionista da bar che ha appena scoperto l’esistenza del Wi-Fi. I suoi giudizi sono lapidari: “Capolavoro” o “Imbarazzante”. Tra un meme e un commento sulla camicia di Amadeus, decide che un brano è un instant classic oppure l’ennesimo scempio musicale. Poi, se la canzone diventa virale su TikTok, cambia idea e dice che “l’aveva capito subito”.
IL CRITICO CINICO: IL VERO UNDERGROUND SI FA ALTROVE
Per lui, Sanremo è il male assoluto. Ogni anno dichiara che “il vero Festival della Musica Italiana è il MI AMI”, salvo poi guardare tutte le serate e scrivere tweet indignati su quanto siano sopravvalutati i cantanti in gara. Se un artista indie finisce sul palco dell’Ariston, viene accusato di tradimento e svendita. Salvo rare eccezioni: se il cantante porta un brano deprimente e in minore, allora diventa il suo nuovo eroe.
IL CRITICO DIPLOMATICO: IL GRANDE EQUILIBRISTA
La sua tattica è chiara: mai schierarsi troppo. Ogni sua recensione è un equilibrio precario tra “testo interessante”, “arrangiamento efficace” e “interpretazione sincera”. Anche se una canzone è il corrispettivo musicale di una minestra insipida, lui troverà il modo di dire che “ha il suo perché”. Ama il concetto di “brano che cresce con gli ascolti”, così se alla fine vince, può dire che l’aveva previsto.
L’ULTIMO, IL CRITICO DA SALOTTO: LA ZIA MARIA
Non scrive recensioni, non twitta, non ha un blog. Ma il suo giudizio pesa come una giuria demoscopica sovradimensionata. Dice la sua tra una fetta di torta e un bicchiere di limoncello: “Questo mi piace, ha una bella faccia” o “Ma che è ‘sta roba?”. Di solito, finisce per tifare il vincitore con un “L’avevo detto io”.
LE PAGELLE AI CRITICI UFFICIALI
E dopo aver analizzato le tipologie di critici musicali, ecco un giudizio sulle loro performance:
- Corriere della Sera – Renato Franco e Andrea Laffranchi | Voto: 2 | Quando il commento è più stonato della canzone in gara.
- La Repubblica (Redazione Spettacoli) | Voto: 6.5 | Discreta analisi, giusta dose di ironia, qualche eccesso di snobismo nei confronti di Carlo Conti.
- Il Giornale (Giuseppe di Lorenzo – Mattia Rossi) | Voto: 5 | Né carne né pesce, troppo tiepido per incendiare il dibattito.
- La Stampa (Alice Castagneri, Davide Cavalleri) | Voto: 6+ | Sufficienza meritata con un bonus per il tentativo di equilibrio.
- Il Fatto Quotidiano (Giuseppe Candela e Andrea Conti) | Voto: 6+ | Buon livello di critica con qualche frecciata ben piazzata.
- Libero Quotidiano (Redazione) | Voto: 4.5 | Una critica che sembra non voler sbilanciarsi troppo, ma senza trovare una vera chiave di lettura.
- La Nazione (Cristiana Mariani) | Voto: 6.5 | Un giudizio misurato, senza grandi entusiasmi né stroncature.
Insomma, mentre Sanremo passa e la musica cambia, loro restano. In fondo, cosa sarebbe il Festival senza qualcuno pronto a criticarlo?
Daniela Carta