Trentacinque anni fa, precisamente il 7 dicembre del 1990, usciva nelle sale cinematografiche americane “Edward mani di forbice” (titolo originale “Edward Scissorhands”), film diventato un classico senza tempo.
Diretto da Tim Burton ed interpretato da Johnny Depp e Winona Ryder, il film, ambientato in una cittadina suburbana americana degli anni Ottanta, ruota attorno alla figura di Edward, bizzarro personaggio con forbici al posto delle mani perché non ultimato dal suo creatore. Edward è contraddistinto da una natura straordinariamente complessa – mescolanza di tristezza, incomprensione, innocenza e gentilezze – e da una incredibile e profonda emotività che, grazie alla performance intensa di Depp, riesce efficacemente a palesare al mondo, pur essendo parco nell’uso delle parole. Nella sua stranezza Edward impersonifica l’outsider positivo, un tipico personaggio delle opere “burtoniane”: si fa metafora di chi, avendo delle doti uniche, non riesce ad adattarsi agli standard imposti dalla società.
Film come “Edward Scissorhands”, e a seguire pellicole come “The Nightmare Before Christmas” e “La sposa Cadavere” (titolo originale “Corpse Bride”), sono esempi del vastissimo, riconoscibile ed inconfondibile, universo cinematografico di Tim Burton , spazio d’estro senza confini in cui i racconti sono caratterizzati da un mix di gotico, surrealismo e sensibilità poetica. Nel cinema di Burton, come forse in quello di nessun altro, convivono, integrandosi alla perfezione, elementi oscuri con fantasia ed umanità, giochi di chiaroscuri in cui i contrasti tra luci ed ombre hanno una forte valenza simbolica, una sorta di rappresentazione concreta della lotta tra il bene e il male, dello scontro tra innocenza e corruzione. Tratti, questi, che sono una firma stilistica distintiva, e che ricorrono mixati con diverse intensità nei suoi indimenticabili ed iconici film.
L’unicità di Tim Burton è universalmente riconosciuta e nel tempo, questo straordinario regista, ha più volte goduto di manifestazioni di stima a tutti i livelli. Anche in Italia, nell’ultimo anno e mezzo, gli è stato reso omaggio sorprendendo noi adulanti fan con due esposizioni che hanno trasceso lo “spazio-cinema”, una a Torino, al Museo Nazionale del Cinema presso la Mole Antonelliana, e uno a Milano, alla Fabbrica del Vapore. In particolare la mostra-evento di Milano, conclusasi la prima settimana di questo mese, dal titolo “Tim Burton’s Labyrinth”, ha rappresentato un originale tributo alla sua carriera lunga oltre quarant’anni. In un percorso espositivo strutturato come un vero e proprio labirinto, i visitatori hanno potuto apprezzare 150 opere originali, tra cui schizzi, dipinti, disegni inediti, animazioni e figure a grandezza naturale tratte dai suoi film più celebri, esempi della multidisciplinarità di Burton, non solo regista ma anche sceneggiatore, produttore cinematografico, scrittore, animatore, disegnatore.
Avvolti da musiche tratte dalle colonne sonore dei suoi film, ci si è potuti tuffare nel suo mondo visionario e onirico, in un’esperienza immersiva che ha offerto uno sguardo esclusivo sul processo creativo di questo poliedrico artista, assaporando in modo inusuale e divertente il suo singolare universo.
(Virginia Nicoletti)