(Federica Cannas) C’è qualcosa di inafferrabile e magnetico nell’opera di Edina Altara, una tensione tra passato e futuro che la rende eterna, mai cristallizzata in un tempo preciso. Artista, illustratrice, ceramista, decoratrice. Definizioni che le stanno strette, perché la sua creatività è un prisma sfaccettato. La sua Sardegna non è mai nostalgia, ma una sorgente viva, un repertorio simbolico che lei rielabora e trasforma.
Nata a Sassari nel 1898, Edina è un’artista che ha attraversato il Novecento con uno sguardo lucido e una sensibilità fuori dal comune. La Sardegna è la sua matrice, ma anche il trampolino verso orizzonti più vasti. Nei suoi collage e nelle sue illustrazioni, la tradizione isolana si mescola con le avanguardie artistiche, creando un linguaggio tutto suo, in bilico tra modernismo e folklore.
Le sue donne – perché sono spesso le figure femminili a dominare la sua produzione – sembrano sospese tra il reale e il fiabesco. Indossano costumi tradizionali, ma con un portamento da icone di stile. Si muovono in paesaggi rarefatti, dove la Sardegna emerge più come essenza che come luogo fisico. I pastori, le tessitrici, le processioni religiose diventano soggetti di un racconto visivo che non ha confini, perché Edina non si limita a raffigurare: lei ricrea.
Un esempio straordinario di questa capacità sono i suoi collage su vetro, tecnica innovativa che dimostra la sua maestria nel dare nuova vita ai materiali. Ritagli di riviste, carte colorate, dettagli dipinti a mano si fondono in composizioni che sembrano vibrare di energia propria. È come se la Sardegna prendesse una nuova forma, senza perdere il suo cuore antico.
La sua carriera è segnata da collaborazioni prestigiose, come quella con Gio Ponti per la rivista Domus e per la decorazione dell’Hotel Royal di Napoli. Qui il suo talento si spinge oltre l’illustrazione, abbracciando il design d’interni con una sensibilità che unisce artigianato e modernità. Le sue ceramiche, i suoi pannelli decorativi e i suoi disegni murali sono la dimostrazione di un’arte che non conosce compartimenti stagni.
Eppure, nonostante la sua genialità, il nome di Edina Altara è ancora troppo poco celebrato. Forse perché la sua arte sfugge alle classificazioni, forse perché la sua Sardegna è troppo sofisticata per essere incasellata in un’idea particolare. Ma proprio questa capacità di reinventare l’Isola senza tradirla la rende unica.
La sua Sardegna non è un luogo chiuso, ma un mondo aperto.
Oggi, guardando le sue opere, si ha la sensazione che ci parlino ancora, con una lingua fatta di simboli, eleganza e ironia. Perché la vera modernità non è mai rottura, ma trasformazione. E in questo, Edina Altara è stata, e resta, una maestra.