Una Fiorella Mannoia in grande spolvero quella che si è esibita ieri nel teatro all’aperto dell’area archeologica di Tharros per il penultimo appuntamento dell’Estate di Mont’e Prama, il ricchissimo calendario di appuntamenti che la Fondazione presieduta da Anthony Muroni ha promosso per celebrare i 50 anni dal ritrovamento dei Giganti. L’attesa dei presenti è stata ripagata con un’esibizione emozionante nel corso della quale la cantante romana ha ripercorso gli oltre 40 anni di una carriera in cui le sue interpretazioni hanno vestito d’oro i testi dei più grandi autori italiani. In un dialogo costante con il pubblico, Mannoia ha celebrato Pierangelo Bertoli con Pescatore, Lucio Dalla con Se io fossi un angelo, Francesco De Gregori con La storia siamo noi, Riccardo Cocciante con Margherita, Lucio Battisti con Io vivrò (senza te). Brani immortali che l’artista romana ha ridisegnato con un nuovo arrangiamento grazie all’orchestra che l’accompagna sul palco del tour “Fiorella Sinfonica” che da mesi registra il tutto esaurito in tutta Italia.
Fiorella Mannoia canta, balla, parla con il pubblico e riflette a voce alta su temi che sono diventati il marchio del suo impegno civile: dalla violenza sulle donne al fenomeno delle migrazioni, passando per le guerre e per un pacifismo fatto di faticoso dialogo affinché le popolazioni civili non paghino il prezzo delle scelte fatte dai potenti del mondo. Si lascia scappare: “Quanto è bello essere qui in Sardegna, che belli che siete!”. C’è davvero tutto nel concerto di Fiorella che fa cantare davvero tutti con le sue melodie: si apre con Caffè nero bollente, del 1981, e si chiude con Il Cielo d’Irlanda. In mezzo davvero un pezzo importante della storia della musica italiana: brividi e lacrime per Sally, Come si Cambia e Quello che le donne non dicono. Emozioni fortissime con Giovanna d’Arco (brano scritto su misura da Francesco De Gregori), Nessuna conseguenza e Che sia benedetta. E poi grande ovazione con Mariposa, il brano con il quale Fiorella Mannoia è tornata per la sesta volta a Sanremo e che rappresenta un vero manifesto per cantare l’orgoglio di essere donna. Insomma, un concerto che il pubblico difficilmente dimenticherà.