(Federica Cannas) Il Gustavo Gini Ensemble, con il suo intreccio perfetto di corde e tasti, ha regalato molto più di una semplice esecuzione musicale. Ha aperto una porta su un mondo fatto di malinconia, passione, attese, fughe e ritorni.
Negli spazi di Sa Manifattura con la collaborazione tra Opificio Innova e Centro Studi Salvador Allende, in una serata dal sapore di Buenos Aires, il pubblico si è lasciato avvolgere da una colonna sonora che non si è limitata a riempire lo spazio, lo ha trasformato. Le note di Piazzolla, i tanghi storici, le nuove composizioni si sono diffuse tra il pubblico che seguiva il ritmo.
La platea, numerosissima, era parte del respiro collettivo che il tango sa generare. Dalla prima nota di Por ahora fino all’ultimo accordo dell’emozionante bis, il viaggio è stato totale, senza soste.
Il repertorio ha spaziato tra i classici – l’intramontabile La Cumparsita, la seducente A media luz, l’energia di El Choclo – e brani che portano dentro il respiro del nuovo tango, con una profondità che trascende la tradizione per farsi esperienza contemporanea. Milonga para Lolo, Tango delle sirene di Ulisse, Venerando su memoria. Titoli che già evocano un viaggio, storie di vita danzanti tra le dita degli esecutori.
Sul palco, l’ensemble ha brillato di una sinergia rara. Il pianoforte di Gustavo Gini ha guidato con maestria e leggerezza, costruendo ponti sonori tra passato e presente. Le corde degli archi hanno risposto con una voce che sembrava venire da lontano, da un tempo in cui il tango era respiro di città e confessione dell’anima. Alessio De Vita e Giovanni Nucciarelli ai violini, Margherita Moccia alla viola, Pierpaolo Pais al violoncello e Francesco Sergi al contrabbasso hanno tessuto una trama sonora intensa, capace di accarezzare e graffiare allo stesso tempo.
Non sempre il pubblico riesce a restituire ciò che ha ricevuto. Ma ieri sera, sì. Lo ha fatto con applausi scroscianti, con silenzi carichi di emozione, con richieste di bis che erano molto più di una forma di cortesia. Erano un modo per non spezzare l’incantesimo.
Chi c’era, non ha solo ascoltato. Ha sentito.
E alla fine, nel vociare entusiasta che si mescolava alle ultime note ancora sospese nell’aria, si è respirata la certezza che il tango non è solo memoria. È vita. È qui. È adesso.
Un pubblico rapito dalla magia del Gustavo Gini Ensemble