“Le professioni del futuro si iscriveranno nell’economia circolare, la soluzione coerente per l’urgente transizione delle nostre società verso la sostenibilità. Ne abbiamo contate in questo rapporto circa duecento, ma sono molte di più e in continua crescita. Sono professioni che richiedono conoscenze approfondite in campi specialistici, ma anche conoscenze complementari: in questo senso sono “ibride”. Comportano l’apertura al cambiamento, la capacità di aggiornarsi continuamente e doti relazionali”. Inizia così la premessa della nuova indagine di Randstad research, il centro di ricerca sul lavoro del futuro promosso da Randstad, che ha realizzato il primo repertorio di nuove professioni in questo ambito, come strumento di orientamento per le aziende e lavoratori.
Le competenze richieste copriranno ambiti trasversali, dall’area Stem alle capacità relazionali, ma sarà il digitale a ricoprire un ruolo primario nella formazione delle circa 200 nuove professioni destinate ad accompagnare le aziende nella transizione verde. Dall’esperto di blockchain per la sostenibilità al tecnico di gestione della filiera, sino al carrellista digitale, l’economia circolare – paradigma chiave per un passaggio alla sostenibilità ambientale e sociale grazie a utilizzo e riutilizzo degli scarti – dovrà molto alle digital skill.
Secondo quanto rilevato, le professioni coinvolte nel comparto economia circolare richiederanno sempre più un mix di conoscenze “ibride”, sia tecnico-scientifiche specifiche dell’ambito di riferimento, sia trasversali, come la capacità di fare squadra, l’apertura al cambiamento, la capacità di aggiornarsi continuamente e doti relazionali, in connessione costante con i contesti in cui operano. Un’esigenza destinata a scontrarsi con l’insufficienza di persone adeguatamente preparate per ricoprire questi ruoli, con il rischio di esasperare nei prossimi anni la cronica difficoltà di reperimento di personale.
Le costellazioni rappresentano la metafora proposta da Randstad research per disegnare le squadre che, in ogni ambito, devono affrontare gli aspetti specifici di questa sfida. Le nuove professioni ibride richiedono infatti una nuova organizzazione del lavoro. Il modello fordista, entrato in crisi dagli anni ’90, viene definitivamente superato nella circolarità, perché la segmentazione delle mansioni lavorative fa posto al collegamento tra queste. È scorrendo le diverse connessioni che si evidenziano delle vere e proprie “costellazioni” di professioni che viaggiano vicine, rapportandosi tra di loro e permeandosi di conoscenze le une con le altre. In questo senso, le competenze del curriculum di studi di ciascuna professione vanno integrate trasversalmente con quelle relative ai temi della circolarità e della sostenibilità, ed in secondo luogo con le conoscenze che permettono di rapportarsi con i “compagni di viaggio”.
Le professioni del futuro dipendono dal contesto lavorativo in cui operano e, ancor più che nei modelli tradizionali di organizzazione del lavoro, sono inconcepibili in isolamento. Come le stelle di una costellazione “viaggiano insieme ad altre”. Più che un elenco, il rapporto vuol proporre un approccio “aperto”. La definizione della costellazione di riferimento dovrebbe rappresentare il vero punto di partenza per chiunque voglia chiedersi di quali risorse umane, poche o molte, ha bisogno nel contesto operativo verso il quale è destinato a muoversi e ad evolvere.
La difficoltà di reperimento di figure professionali affligge in maniera cronica il nostro paese e rischia di esasperarsi nei prossimi anni, proprio in relazione agli ambiziosi programmi di trasformazione che stiamo intraprendendo. “Importantissimo sviluppare, come ha previsto il PNRR, l’offerta formativa degli ITS, così come decisamente importante l’inserimento, avvenuto nel 2019, dell’insegnamento della sostenibilità nelle scuole, sin dalle elementari. Ma non basta. Tutta la formazione di base deve rafforzarsi, ed anche tutta la formazione secondaria e post secondaria. C’è poi un’enorme sfida che riguarda la qualificazione, la riqualificazione e la riconversione attraverso la formazione continua”.