Attualmente, la Sardegna conta 338 micro e piccole imprese nel settore moda, di cui 268 sono artigiane, operanti in diversi ambiti come tessile, abbigliamento, calzature, gioielleria e accessori. Sei anni fa, le attività erano circa 400. Le imprese artigiane attive nel settore includono 105 attività nel campo dell'abbigliamento, 122 nel tessile e 41 nella lavorazione della pelle, impiegando complessivamente 798 persone, di cui 539 artigiani.
Un’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna conferma la forte vocazione artigiana dell’isola. La distribuzione geografica delle imprese mostra Cagliari come il centro più popoloso, con 95 attività e 299 addetti, seguita da Nuoro, il Nord Sardegna, e altre aree dell’Isola.
A livello nazionale, il settore moda continua a essere un pilastro del made in Italy, con 49.593 micro e piccole imprese che impiegano 279 mila persone. Le 34mila realtà artigiane rappresentano il 30,6% dell’occupazione totale del comparto.
Negli ultimi vent'anni, il settore della sartoria artigiana è stato trascurato, soffocato dalla concorrenza dei prodotti industriali e dalle grandi firme internazionali. Tuttavia, la globalizzazione ha generato un interesse crescente per la personalizzazione e la qualità, dando nuova linfa alle imprese artigiane che, nonostante le difficoltà, mantengono ottimismo e continuano a investire in promozione e presenza sul mercato.
Le difficoltà rimangono evidenti, con il settore TAC (tessile, abbigliamento e calzature) che registra un calo della produzione e una serie di sfide come l'aumento dei costi del lavoro e delle materie prime. Le imprese, oltre a lamentare la riduzione degli ordini, richiedono interventi strutturali per migliorare la situazione, tra cui il sostegno alla digitalizzazione e alla formazione.
Nel primo trimestre del 2024, la produzione manifatturiera italiana ha subito una contrazione dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 3,1% rispetto all'anno prima, con il settore moda particolarmente colpito. In particolare, il comparto tessile ha registrato un calo del 4,8%, mentre l'abbigliamento ha subito una flessione dell'8,9% e il settore della pelle ha visto una contrazione del 14,8%. A marzo 2024, la situazione si è ulteriormente aggravata, con un crollo della produzione del 9,3% su base annua.
Il fatturato del settore moda, stimato a 97,5 miliardi di euro nel 2023, ha visto una riduzione nei primi mesi del 2024, con una perdita giornaliera di 15 milioni di euro. Tra le regioni più colpite dal calo delle esportazioni, spiccano la Toscana, il Lazio e il Veneto, mentre diverse province italiane registrano decrementi significativi, in particolare Bologna e Firenze.
Sul fronte dell’occupazione, le previsioni per il trimestre luglio-settembre 2024 indicano un calo delle assunzioni nel settore moda del 10,3% rispetto all’anno precedente, con difficoltà crescenti nel reperire personale qualificato. Inoltre, il fenomeno della contraffazione continua a pesare sulle imprese italiane, causando perdite di miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro ogni anno.
Infine, la spesa per abbigliamento e calzature è in calo. Nel 2023, i consumi per questi beni sono scesi del 5,9% su base annua, mentre le vendite al dettaglio non sono ancora tornate ai livelli pre-pandemia.