Quest’estate durante un breve soggiorno a Nizza in Francia non mi sono lasciata sfuggire l’opportunità di visitare il Musée National Marc Chagall, scrigno modernista in cui è visibile la più grande collezione pubblica di opere di questo grande personaggio del XX secolo. Già in precedenti occasioni avevo potuto apprezzare l’animo e le peculiarità di Chagall – durante alcuni viaggi in Francia, grazie a mostre, attraverso la lettura di alcuni passi della sua autobiografia “Ma vie” – e sempre, dopo averlo spiritualmente incontrato, mi sono ritrovata a riflettere sulla sua inarrestabile ricerca del senso profondo delle cose. Anche questa volta.
L’arte di questo innovativo artista di origini ebree, russo naturalizzato francese, è per me sempre fonte di riflessione per la capacità universale e trasversale di onorare l’esistere e l’esistenza, a prescindere da tutto. Ciò non solo perché è pregna di romanticismo, in quel lieve raccontarci del suo amore per la vita, per la sua patria natia e per la moglie Bella Rosenfeld, o perché fondata sulla valorizzazione della presenza di Dio e la rievocazione di soggetti biblici. La onora perché – soprattutto – è racconto e testamento del suo travagliato e per certi aspetti tragico vissuto, condizionato dalle peggiori catastrofi del secolo scorso, dalle guerre alle persecuzioni.
Questioni attuali quest’ultime, ahinoi, cosa che rende a mio avviso il messaggio chagalliano, che è in estrema sintesi una sorta di gioiosa lettura del gioco della vita, ancor più contemporaneo se possibile, soprattutto in forza della capacità che possiede di travalicare spazio, tempo e confini religiosi. Uno degli stilemi di Chagall sono i personaggi dalla testa capovolta che popolano taluni dei suoi dipinti, alle volte autorappresentazioni, monito della temporaneità e precarietà dell’ordine, ed invito ad osservare il mondo, che per sua natura tende al disordine, con uno sguardo che vada oltre ciò che è illusorio ed apparente, in modo profondo ed intimo. Una lezione calzante, appunto.
Prolifico ed eclettico nell’esprimersi dando forma alla propria coloratissima produzione ricca di rimandi allegorici e spesso ispirata dalla storia dell’arte e dai suoi protagonisti, il lavoro di Chagall – vero nome Mark Zacharovi Šagalov (1887-1985), Marc Chagall secondo la trascrizione francese – oltreché per i contenuti espliciti e per quelli metafisici si connota per la sperimentazione pressoché simultanea di molteplici tecniche e stili, maestria che gli ha permesso nel corso della sua fortunata carriera artistica di realizzare tanto capolavori di piccole dimensioni quanto opere monumentali.
Capolavori che possono essere apprezzati a Nizza, dove non sono solo conservate le meravigliose 17 grandi tele e i relativi studi preparatori che compongono il Messaggio Biblico, che raccontano la Genesi, l’Esodo e il Cantico dei Cantici, ma anche una moltitudine di disegni e altri quadri e dipinti, testimonianza delle peregrinazioni geografiche ed esistenziali di Chagall, e vetrate, sculture, ceramiche, stampe e rarità come ad esempio un mosaico. Immenso.
(Virginia Nicoletti)