Giovanni Battista Piranesi, uno degli incisori più celebri dell’arte italiana, è protagonista di una mostra presso il Museo DART Casa Falconeri di Dolianova, a pochi chilometri da Cagliari. L’esposizione, aperta fino al 31 gennaio 2025, presenta opere che non venivano mostrate da oltre un secolo. La mostra prende avvio dalla scoperta di più di mille incisioni nei fondi del Dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari.
“Abbiamo rinvenuto un’importante raccolta di incisioni, ormai dimenticata, che ha dato origine a un progetto di lunga durata culminato in quattro mostre collegate”, spiegano gli organizzatori Gabriela Locci e Dario Piludu, riferendosi all’itinerario espositivo che include il Museo di Bellas Artes di Bilbao (Festival FIG di Casa Falconieri) e altre tre sedi in Sardegna, tra cui il Centro Comunale d’Arte e Cultura il Ghetto e il Palazzo di Città di Cagliari.
L’esposizione si sviluppa in quattro sezioni, ciascuna dedicata a una tematica differente dell’opera di Piranesi. La prima parte esplora le famose “Carceri d’invenzione”, una serie di incisioni note per le loro prospettive inquietanti. La seconda sezione si concentra sulla Colonna Coclide, mentre la terza approfondisce la rappresentazione del lago di Albano.
La quarta e ultima sezione, infine, presenta le “Antichità” e Castel Gandolfo attraverso una selezione di 28 stampe. Durante il periodo della mostra, il pubblico avrà anche l’opportunità di partecipare a eventi collaterali, tra cui presentazioni di libri dedicati all’artista, serate di approfondimento e incontri con architetti e storici dell’arte.
L’ingresso alla mostra è gratuito e disponibile il venerdì e il sabato dalle 17:00 alle 20:30 e la domenica dalle 10:30 alle 13:00.
Nato a Venezia nel 1720 e trasferitosi a Roma, Piranesi (1720-1778) è stato un architetto che, nonostante la mancanza di grandi commissioni, ha trovato nella sua attività di incisore un mezzo per esplorare l’archeologia e le forme artistiche del suo tempo. Con un carattere irrequieto e un’attitudine innovativa, ha elaborato un linguaggio visivo che fonde l’immaginario barocco con il rigore scientifico della prospettiva architettonica. Il suo stile è intriso di una ricerca estetica orientata verso il sublime, capace di anticipare sensibilità surrealiste.
Le sue incisioni rivelano, oltre a un’approfondita conoscenza tecnica, una costante riflessione sui significati delle immagini. Le celebri rappresentazioni delle carceri, delle rovine e dei monumenti antichi offrono una visione in cui, nei dettagli meno appariscenti, emergono figure intente in gesti quotidiani, che conferiscono un carattere unico alle composizioni. Il risultato è un mondo stratificato, in cui l’osservatore è invitato a scoprire la complessità delle strutture e l’intensità delle scene nascoste.