C’è un tema che a prima lettura sembrerebbe fuori focus rispetto a questo spazio, ovvero “ufo & alieni”. Eppure lo è solo apparentemente, perché in realtà l’arte è costellata di opere che a vario titolo presentano curiosi rimandi a questo argomento.
Riguardando le foto scattate qualche mese fa durante un mio soggiorno a Madrid, sono incappata in quella che ho rubato nel Museo Reina Sofia al dipinto “Un Mundo”, realizzato nel 1929 dalla pittrice spagnola post-impressionista Ángeles Santos, all’epoca diciottenne. Nella parte inferiore destra del dipinto, a latere di un mondo surreale dalla forma di un cubo, appena sotto una scalinata che si srotola dal sole, siedono strane figure sproporzionate, calve e pallide, che ricordano degli alieni.
Per gli strani giochi che fa la mente, mi sono ritrovata a pensare alla notizia di pochi mesi fa relativa ad una nuova audizione al Congresso Usa, in cui alcuni ex-funzionari governativi e militari hanno (ri)confermato la propria favorevole testimonianza circa il fenomeno degli oggetti non identificati – ultimo atto di un lungo processo avviato per fare chiarezza -, e a come l’arte nei secoli ce ne ha dato, forse, qualche prova.
Altrettanto misteriose sono le raffigurazioni riscontrabili – ma non solo – nei siti archeologici di Abydos in Egitto, Palenque in Messico o le statue di giganti di Mont’e Prama in Sardegna; inspiegabili sono anche le caratteristiche di costruzioni molto antiche rinvenute in luoghi come Göbekli Tepe in Turchia, Khajuraho in India, Paola a Malta, nella regione del Mpumalanga in Sud Africa, in Sardegna, ed in molti altri posti ancora.
Come in tutti i frangenti in cui nulla è provato e provabile, le speculazioni sono molte. Senza voler essere irriverente (la fede è sacra!), è utile accennare che sono state formulate diverse tesi per indagare quanto sopra, alcune piuttosto “lineari” e tradizionali, altre più innovative e meno scontate.
Che ci si trovi a pochi passi da una svolta epocale che comporterà anche una nuova lettura di certe produzioni artistiche? Dopo tutto è verificabile che popoli diversi e genti appartenenti ad epoche e contesti geografici differenti abbiano “raccontato” ed effigiato strani episodi, alle volte simili, e, come se non bastasse, per taluni versi affini alle odierne testimonianze di presunti avvistamenti o contatti.
Riguardando le foto scattate qualche mese fa durante un mio soggiorno a Madrid, sono incappata in quella che ho rubato nel Museo Reina Sofia al dipinto “Un Mundo”, realizzato nel 1929 dalla pittrice spagnola post-impressionista Ángeles Santos, all’epoca diciottenne. Nella parte inferiore destra del dipinto, a latere di un mondo surreale dalla forma di un cubo, appena sotto una scalinata che si srotola dal sole, siedono strane figure sproporzionate, calve e pallide, che ricordano degli alieni.
Per gli strani giochi che fa la mente, mi sono ritrovata a pensare alla notizia di pochi mesi fa relativa ad una nuova audizione al Congresso Usa, in cui alcuni ex-funzionari governativi e militari hanno (ri)confermato la propria favorevole testimonianza circa il fenomeno degli oggetti non identificati – ultimo atto di un lungo processo avviato per fare chiarezza -, e a come l’arte nei secoli ce ne ha dato, forse, qualche prova.
L’arte da sempre rappresenta un mezzo attraverso il quale raffigurare narrazioni del mondo concreto o concetti astratti, ed anche mondi immaginari, strane creature, fenomeni soprannaturali: la pittura, la scultura, il cinema ed ogni altra forma d’arte, rappresentano un territorio in cui agli artisti è consentito dare spazio alla propria creatività o alla propria rielaborazione del vissuto, sia esso diretto o appreso grazie a narrazioni.
Le prime rappresentazioni di oggetti fuori contesto, o esseri dalle sembianze o dalle caratteristiche soprannaturali, eseguite per ragioni che sono solo ipotizzabili, risalgono ai tempi remoti delle incisioni rupestri e dei petroglifi, come ad esempio quelli della Val Camonica in Italia, di Veracruz e Puebla in Messico, del Sego Canyon negli Stati Uniti, di Charama in India.
Altrettanto misteriose sono le raffigurazioni riscontrabili – ma non solo – nei siti archeologici di Abydos in Egitto, Palenque in Messico o le statue di giganti di Mont’e Prama in Sardegna; inspiegabili sono anche le caratteristiche di costruzioni molto antiche rinvenute in luoghi come Göbekli Tepe in Turchia, Khajuraho in India, Paola a Malta, nella regione del Mpumalanga in Sud Africa, in Sardegna, ed in molti altri posti ancora.
La Clipeologia (ovvero la disciplina che studia la presenza di dischi volanti e tracce aliene nei dipinti e nei quadri più antichi) si occupa frequentemente dell’ambito religioso, particolarmente interessato da questo fenomeno, fors’anche perché, in svariati culti, sono narrate trasversalmente vicende analoghe di oggetti o esseri ultraterreni che discendono dal cielo (confermati anche in scritti di “cronisti” attendibili come Seneca, Cicerone, Plinio il Vecchio, Publio Cornelio Tacito, Giuseppe Flavio, Tito Livio, Giulio Ossequente), riproposti poi nelle connesse opere espressione delle arti figurative.
Nella storia dell’arte religiosa medievale e rinascimentale non è insolito imbattersi in opere che recano immagini dibattute, come ad esempio l’affresco “La Crocefissione di Cristo” del monastero Visoki Decani in Kosovo, i dipinti “La Madonna con San Giovannino” attribuito a Domenico Ghirlandaio, “L’Annunciazione” di Carlo Crivelli, “Il Miracolo della Neve” di Mascolino da Panicale, “La Madonna di Foligno” di Raffaello, la “Glorificazione dell’Eucarestia” di Salimbeni, per citarne alcuni.
Nella storia dell’arte religiosa medievale e rinascimentale non è insolito imbattersi in opere che recano immagini dibattute, come ad esempio l’affresco “La Crocefissione di Cristo” del monastero Visoki Decani in Kosovo, i dipinti “La Madonna con San Giovannino” attribuito a Domenico Ghirlandaio, “L’Annunciazione” di Carlo Crivelli, “Il Miracolo della Neve” di Mascolino da Panicale, “La Madonna di Foligno” di Raffaello, la “Glorificazione dell’Eucarestia” di Salimbeni, per citarne alcuni.
Come in tutti i frangenti in cui nulla è provato e provabile, le speculazioni sono molte. Senza voler essere irriverente (la fede è sacra!), è utile accennare che sono state formulate diverse tesi per indagare quanto sopra, alcune piuttosto “lineari” e tradizionali, altre più innovative e meno scontate.
Una delle teorie più controverse, che offre una prospettiva originale per spiegare singolarità difficili da interpretare con certezza assoluta anche oggigiorno, è che i nostri antenati siano entrati in contatto con civiltà non terrestri e che abbiano cercato, attraverso i molteplici canali narrativi – tra cui ovviamente la rappresentazione grafica -, di darne testimonianza e, forse, più intimamente, di esorcizzare la paura dell’ignoto e giungere all’accettazione di ciò che, per mancanza di strumenti, non poteva essere compreso appieno.
Che ci si trovi a pochi passi da una svolta epocale che comporterà anche una nuova lettura di certe produzioni artistiche? Dopo tutto è verificabile che popoli diversi e genti appartenenti ad epoche e contesti geografici differenti abbiano “raccontato” ed effigiato strani episodi, alle volte simili, e, come se non bastasse, per taluni versi affini alle odierne testimonianze di presunti avvistamenti o contatti.
(Virginia Nicoletti)