Il 14 dicembre del 1977 veniva proiettata in un cinema di Los Angeles l’anteprima di Saturday Night Fever, per l’Italia “la febbre del sabato sera”, pellicola destinata ad avere un successo planetario. Ambientato nella New York degli anni Settanta, questo cult racconta il disagio esistenziale del diciannovenne commesso italo-americano Tony Manero, interpretato da John Travolta, talento della disco-music, e del suo gruppo di amici e conoscenti, alla ricerca del loro posto nel mondo.
La storia si sviluppa sorretta da una colonna sonora anch’essa passata alla storia, con più di 40 milioni di copie vendute nel mondo: 17 brani leggendari composti da Bee Gees (autori di circa la metà dei brani) e tra gli altri David Shire, The Trammps, Kool & The Gang, KC and the Sunshine Band.
Assurto a pietra miliare della cultura pop, alla fine degli anni novanta Saturday Night Fever è diventato anche un apprezzato musical, in questi giorni in scena al Teatro Nazionale a Milano, nella versione italiana interpretata dalla Compagnia della Rancia e diretta da Mauro Simone.
Da che mi ricordi sono sempre stata una vera patita di commedie teatrali (alcuni musical poi li ho visti due, tre, quattro volte) e lo sono soprattutto delle versioni originali, in cui recitazione e canto sono nella lingua in cui sono state concepite. Le trasposizioni in italiano scontano per me un peccato originale, ovvero l’essere necessariamente adattate: nelle traduzioni non solo alle volte si perde il senso di alcune battute o giochi di parole, ma spesso il tempo, le rime, l’intensità espressiva non eguagliano l’originale.
Nonostante la suddetta premessa, mi sono lasciata vincere dalla curiosità (la Compagnia della Rancia è pur sempre una garanzia!) e sabato ho assistito allo spettacolo pomeridiano de la febbre del sabato sera; devo dire che ne sono rimasta piacevolmente colpita, e da più di un aspetto.
A dispetto dei miei pregiudizi, questo nuovo adattamento del musical originale è davvero molto ben riuscito: i dialoghi sono ben strutturati, il susseguirsi degli eventi è scorrevole e piacevolmente scandito. I ripetuti cambi di scena risultano fluidi e naturali, grazie ad un dinamico, studiatissimo e ricercato (ma non eccessivo) allestimento scenico, che raggiunge il suo apice con il set dedicato alla discoteca 2001 Odissey. La regia, è quasi superfluo dirlo, è impeccabile, capace di rendere giustizia alle atmosfere del film, cosa non proprio scontata quando il cinema presta i suoi capolavori al teatro.
Grazie anche – o meglio, soprattutto! – al cast composto da straordinari artisti che con la loro esplosiva passione recitano, ballano e cantano sul palco, gli spettatori sono letteralmente catapultati nella storia; notevoli le coreografie, mai banali, e divertentissime le gag della famiglia Manero! Bravissimo Simone Sassudelli nei (difficili) panni di Tony Manero.
Un’unica pecca: passi la traduzione in italiano dei dialoghi, ma perché non lasciare tutte le parti cantate in inglese, invece di tradurne alcune? A parte questa piccola critica, la produzione merita un bel 10 e lode. Parafrasando una battuta del musical, perfetto per far muovere le maracas!
(Virginia Nicoletti)