Una straordinaria partecipazione di pubblico e momenti di forte emozione hanno caratterizzato la giornata inaugurale del “Festival Internazionale dell’Archeologia”, che celebra quest’anno il cinquantesimo anniversario dal ritrovamento del complesso scultoreo di Mont’e Prama,
La serata è stata aperta dai saluti del sindaco di Oristano, Massimiliano Sanna, del vice prefetto vicario, Giuseppe Rania, del presidente della Fondazione Mont’e Prama, Anthony Muroni, del segretario regionale del Ministero della Cultura, Elena Anna Boldetti, della presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, del sindaco di Cabras, Andrea Abis, e dell’arcivescovo di Oristano, Monsignor Roberto Carboni, seguiti dalla conferenza intitolata “Mont’e Prama, la scoperta”.
L’incontro è stato caratterizzato dalle relazioni dei protagonisti degli scavi nel sito archeologico e dal ricordo degli studiosi che non ci sono più, ma che hanno reso possibile il ritrovamento del complesso statuario del Sinis. Gli interventi sono stati tenuti da Maria Mureddu e Ilaria Orri della Fondazione Mont’e Prama, che hanno ricordato rispettivamente Alessandro Bedini e Maria Luisa Ferrarese Ceruti; Matteo Pitzalis della Cooperativa Penisola del Sinis, in memoria di Enrico Atzeni; Nicoletta Camedda della Fondazione Mont’e Prama, in omaggio a Paolo Bernardini; Giorgio Murru della Fondazione Mont’e Prama, che ha ricordato il Sardus Pater, Giovanni Lilliu. Inoltre, sono intervenuti Carlo Tronchetti, archeologo e già Funzionario SABAP per le Province di Cagliari e Oristano, ed Emina Usai, archeologa e già Funzionario SABAP per le stesse province. Raimondo Zucca, Professore presso il Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della Formazione dell’Università di Sassari, e Alessandro Usai, archeologo e Funzionario SABAP per l’Area Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna, hanno arricchito ulteriormente il dibattito. La serata, coordinata da Giorgio Murru e presentata da Ambra Pintore, è stata allietata dalle musiche del pianista Gustavo Gini, che ha deliziato il pubblico con la sua performance.
“Il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Giganti di Mont’e Prama – ha affermato Anthony Muroni – rappresenta un momento di profonda celebrazione e riflessione sulla nostra storia e identità, ma anche sul nostro futuro. La nostra missione è quella di valorizzare un parco archeologico naturale che racconta settemila anni di storia, dal quinto millennio avanti Cristo fino alla grande epopea dei Giudicati, in un paese, Cabras, che ha la fortuna di avere grandi vestigia culturali ed ha sempre avuto la capacità di rinnovarsi e resistere. Siamo grati – ha continuato il Presidente della Fondazione Mont’e Prama – nei confronti quanti hanno contribuito a preservare questo straordinario patrimonio e nei confronti di chi, a partire da dicembre 2021, tramite la Fondazione, prosegue nell’opera di valorizzazione. Mi auguro che in un futuro prossimo la Fondazione possa continuare a crescere e aprirsi al territorio, alla Città di Oristano ed ai paesi del Sinis. Per loro non solo c’è spazio, ma c’è anche un ruolo che li attende”.
In linea con questa visione, Alessandra Todde, Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, ha dichiarato che “Momenti come questo sono davvero importanti per poterci raccontare e crescere. Dobbiamo essere capaci di raccontare la nostra storia, dobbiamo esserne orgogliosi, dovremmo insegnarla a scuola, dovremmo prendere consapevolezza del nostro straordinario passato. La cultura sarà un faro negli anni del nostro governo”.
Per Giorgio Murru, direttore scientifico del Festival, “Mont’e Prama è una grande emozione, prima ancora che essere una grande storia. Una storia di uomini, una storia di casualità, una storia di contadini che arano in profondità, una storia di archeologi che si imbattono per la prima volta in queste sculture incredibilmente enigmatiche che avrebbero cambiato la storia dell’archeologia sarda e dell’intero Mediterraneo. Oggi – per dirla con le parole dell’indimenticato Peppinetto Atzori – dobbiamo ripartire da quelle scoperte per suggerire, invogliare e pungolare l’archeologia ufficiale a prendere in mano questa storia eccezionale che può continuare a dare delle risposte all’archeologia sarda e può certamente dare un segno di straordinaria consapevolezza ai sardi, detentori di una storia incredibile”.
Si prosegue questa sera, a partire dalle ore 21, al Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras, con un cartellone altrettanto ricco di stimoli e approfondimenti, strutturato in tre differenti momenti.
Una prima conferenza sarà dedicata al tema del restauro del complesso scultoreo di Mont’e Prama. All’incontro interverranno Nadia Canu, archeologa e funzionaria SABAP per le Province di Sassari e Nuoro, in video conferenza con Roberto Nardi, fondatore del Centro di Conservazione Archeologica di Roma; Maura Vargiu, archeologa per l’Area Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna; Gianfranca Salis, archeologa per l’Area Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna; Georgia Toreno, restauratrice per l’Area Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna.
A seguire, la conferenza dal titolo “Il Mediterraneo antico al Met Museum di New York”, con la partecipazione di Sean Hemingway, curatore presso il Metropolitan Museum of Art di New York, in dialogo con Massimo Cultraro, dirigente di ricerca CNR-ISPC e professore di Preistoria e Archeologia Egea presso l’Università di Palermo.
Infine, la serata culminerà con un dialogo tra Paolo Mieli, Marcello Veneziani e Anthony Muroni, moderato da Ambra Pintore.
L’intero appuntamento sarà impreziosito dall’introduzione e dall’intervallo musicale curato dal gruppo Launeddas del Sinis.
Il programma completo è disponibile sul sito monteprama.it