Nata nel 1943 a Baltimora, Martha Cooper ha iniziato a interessarsi alla fotografia fin da giovane, ereditando la passione dal padre, fotografo amatoriale. Dopo aver studiato etnologia presso l'Università di Oxford, ha scelto di approfondire la sua comprensione visiva della cultura, viaggiando per il mondo e immortalando scene di vita quotidiana. Tuttavia, è stato il suo trasferimento a New York City nel 1977 che ha segnato un punto di svolta decisivo nella sua carriera.
Assunta come fotoreporter per il New York Post, Cooper ha iniziato a documentare non solo la vita frenetica della città, ma anche quei movimenti sociali e artistici che stavano nascendo nelle strade. Uno di questi movimenti, destinato a ridefinire l'arte e la cultura giovanile, era quello dei graffiti. Mentre lavorava al Post, ha iniziato a dedicare sempre più tempo alla documentazione di questa forma d'arte emergente, attratta dalla spontaneità e dall'energia che sprigionava. È durante questo periodo che ha incontrato Henry Chalfant, con cui ha collaborato per realizzare il libro che sarebbe diventato un vero punto di riferimento per l'intero movimento artistico: Subway Art (1984).
Il libro, che raccoglieva immagini dei graffiti dipinti sulle carrozze della metropolitana di New York, divenne presto una “bibbia” per gli artisti di strada di tutto il mondo. Ancora oggi, Subway Art è considerato un'opera fondamentale per comprendere la nascita e lo sviluppo del fenomeno dei graffiti, con un impatto culturale che ha superato di gran lunga le aspettative iniziali. L'importanza del libro non risiede solo nelle foto mozzafiato, ma anche nel modo in cui ha catturato un momento storico cruciale per la cultura urbana di New York, quando la città, ancora alle prese con una crisi economica e sociale, era anche un laboratorio di creatività e resistenza.
Accanto al suo lavoro sui graffiti, Cooper ha continuato a esplorare altri aspetti della vita urbana, documentando il fenomeno emergente dell'hip hop e delle B-girlz, le donne che hanno fatto della breakdance e del b-boying un mezzo di espressione e rivendicazione artistica. Con il suo libro We BGirlz*, Cooper ha voluto dare visibilità a queste donne spesso ignorate dalla narrativa dominante del movimento hip hop, celebrando il ruolo di pioniere in un mondo prevalentemente maschile.
Ma la produzione di Martha Cooper non si limita a questo. I suoi lavori successivi, come R.I.P.: Memorial Wall Art, un’analisi dei murales commemorativi a New York, e Hip Hop Files, che contiene foto rare dei primi anni dell'hip hop, sono ulteriori testimonianze della sua capacità di cogliere l’anima delle comunità urbane. La sua fotografia, infatti, non si limita alla documentazione, ma diventa un mezzo per raccontare storie che altrimenti rimarrebbero invisibili. I suoi scatti raccontano l'evoluzione della street art, dai primi tag anonimi agli elaborati e complessi “pezzi” che hanno trasformato le strade di New York in un museo a cielo aperto.
Un altro aspetto interessante del lavoro di Cooper è il suo approccio etnografico, influenzato dai suoi studi universitari. La sua attenzione per i dettagli e la sua capacità di instaurare rapporti di fiducia con gli artisti che documenta le hanno permesso di ottenere accesso a mondi chiusi, difficili da penetrare per chi non ne fa parte. Questo approccio le ha permesso di realizzare progetti come Going Postal e Name Tagging, che esplorano l’uso creativo degli adesivi postali come superficie per l’arte urbana.
Il legame di Martha Cooper con la cultura urbana non è mai stato puramente estetico. I suoi lavori, infatti, raccontano una storia di riscatto e sopravvivenza, di giovani che, non avendo accesso ai mezzi tradizionali di espressione, hanno trovato nella città stessa un modo per affermare la propria identità e creatività. In questo senso, Cooper non è solo una testimone, ma anche una sostenitrice di quei movimenti che hanno ridisegnato il concetto di arte, portandolo fuori dalle gallerie e nei quartieri più difficili delle metropoli.
Negli ultimi anni, il lavoro di Cooper ha continuato a evolversi. Ha pubblicato numerosi libri che documentano l’evoluzione dell’arte urbana in diverse parti del mondo e ha partecipato a numerosi festival e mostre, consolidando il suo ruolo di icona della street art. Il documentario Martha: A Picture Story, presentato al Tribeca Film Festival nel 2019, ha ulteriormente consacrato la sua figura, raccontando la sua vita e la sua straordinaria carriera attraverso la lente dei tanti artisti che ha ispirato.
Ospite d’onore dell’edizione 2024 di Muros de Arte, Cooper porterà a Cagliari non solo la sua vasta esperienza, ma anche il suo instancabile impegno nel documentare e promuovere l'arte urbana come espressione culturale e sociale. In un'epoca in cui i graffiti e la street art sono ormai riconosciuti come forme d'arte legittime, il lavoro di Martha Cooper rimane un punto di riferimento imprescindibile, capace di ricordarci l'importanza della città come spazio di creatività e resistenza.