(Federica Cannas) Per anni la musica italiana ha dipinto l’uomo attraverso schemi rigidi. Il cantautore impegnato, il rocker dannato, il seduttore sicuro di sé, l’uomo forte. Poi, qualcosa è cambiato. Achille Lauro è uno degli artisti che più di tutti ha contribuito a sgretolare i vecchi modelli, portando sulla scena un’idea di mascolinità che non teme di essere dolce, teatrale, vulnerabile. Un uomo che vive di tenerezza e che non si lascia più imprigionare da modelli imposti.
Non ha vinto Francesco Gabbani, non ha vinto Lucio Corsi, e nemmeno Lauro. Eppure, la loro idea di uomo, lontana dalla forza ostentata e dalle pose da duro, sembra ormai destinata a vincere nel tempo. Artisti come loro hanno mostrato che la mascolinità può essere qualcosa di diverso. Può vestirsi di leggerezza, di ironia, di libertà espressiva. Può accettare la propria fragilità senza vergognarsene. Può, finalmente, liberarsi dal peso delle aspettative che la società ha sempre cucito addosso all’uomo, lasciandolo nudo di fronte a sé stesso e agli altri, senza filtri, senza corazze.
Achille Lauro ha saputo reinventarsi più volte, e non ha mai avuto paura di osare. Ma soprattutto, non ha mai avuto paura di emozionarsi. E di farlo in un modo che spiazza, che tocca, che sorprende. Ha attraversato la scena musicale come un camaleonte, in un viaggio artistico che è anche una dichiarazione di libertà. Ogni volta, ha rifiutato le etichette, ha preso le aspettative e le ha capovolte, mostrando che l’identità non è una gabbia, ma un flusso in continuo movimento.
E lo ha fatto senza paura di apparire fragile, senza il timore di mescolare dolcezza e ribellione. Perché non c’è ribellione più grande di un uomo che si permette di essere tenero in un mondo che gli ha sempre chiesto di essere forte. Lo aveva già detto qualcuno tempo fa: “Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza”. Lo diceva Ernesto Guevara, ed è una frase che oggi trova un’eco inattesa nelle performance di Achille Lauro. Su un palcoscenico, con la sua musica e il suo corpo che diventano messaggio, Lauro ha trasformato quel principio in un atto artistico, scuotendo il pubblico.
Perché la durezza non è nell’apparenza, non è nel controllo, non è nella corazza. La vera forza sta nella libertà di essere sé stessi, nella capacità di amare senza filtri, di mostrarsi fragili senza paura del giudizio.
In un mondo che per troppo tempo ha visto la dolcezza come una debolezza, Lauro la trasforma in un punto di forza. E così facendo, apre la strada a una nuova generazione di uomini, di artisti, di sognatori che non vogliono più indossare maschere, che rifiutano l’idea di dover scegliere tra sensibilità e carisma, tra dolcezza e audacia.
Ovunque ci sia spazio per questo nuovo modo di essere, lì troveremo l’uomo capace di tenerezza.
E il futuro della musica, e non solo, gli appartiene.