di Virginia Nicoletti
Genova ospita fino al 15 febbraio 2026 una mostra di grande impatto emotivo: “Moby Dick – La Balena”. Le curatrici, Ilaria Bonacossa e Marina Avia Estrada, con l’assistenza di Michela Murialdo, sono riuscite nell’impresa di organizzare una raccolta di circa 300 opere, oggetti, installazioni e reperti storici provenienti da musei e collezioni internazionali e locali, che spaziano dal Medioevo all’arte contemporanea. Il fulcro narrativo è il rapporto tra l’uomo e il mare in tutta la sua complessità e bellezza, offerto al visitatore attraverso un vero e proprio viaggio tra epoche e discipline, capace di trasformare in ponti tra mondi diversi le sale storiche dell’Appartamento e della Cappella del Doge di Palazzo Ducale.
Il percorso allestito – che va molto oltre il romanzo di Melville, intrecciando letteratura, arte visiva, scienza e mito – illustra, attraverso una esposizione composita e molto ben articolata, come la figura di Moby Dick sia stata fonte inesauribile di ispirazione e riflessione.
Varcata la soglia della mostra si è accolti da un’atmosfera che richiama il fascino e la crudezza dell’Oceano. Le prime sale sono dedicate al libro stesso di Melville e alle sue diverse edizioni, con esibizione di traduzioni storiche, tra cui quella di Cesare Pavese, e opere di artisti che ne reinterpretano le pagine, trasformando la parola in materia visiva, occasione per riflettere sul potere evocativo della narrazione.
Presto però l’attenzione si sposta sul mare reale e sulla storia delle baleniere, un universo fatto di mappe antiche, bussole logorate dal tempo, lance, denti di balena incisi e reperti da museo di storia naturale che raccontano di uomini e animali in lotta, di cacce impossibili e di un mondo dove la sopravvivenza si giocava sulla pelle. Qui il mito diventa esperienza concreta e dolorosa. I reperti sono testimonianze fisiche di un’economia antica ma terribile, che ha portato allo sfruttamento indiscriminato di creature gigantesche.
Non mancano poi sale dedicate alla balena come archetipo, rappresentata in forme e materiali diversi – dall’osso al ferro, dalla pietra al legno – e con immagini che spaziano dal fantastico al reale, o proposta con fotografie naturalistiche straordinarie e diorami che raccontano sia la bellezza sia la tragedia dell’ambiente marino. Un’installazione – quella del collettivo <A Constructed World> – offre la possibilità di vivere la balena come medium per un’esperienza simbolica profonda.
Di grande effetto la trasformazione della Cappella del Doge in un vero e proprio “santuario dei cetacei”, con ossa, in particolare i fanoni, che diventano una sorta di reliquia sacra, da omaggiare immersi in un sottofondo sonoro fatto di canti e suoni analoghi ai richiami di questi magnifici mammiferi. L’esperienza sensoriale e spirituale è intensa: si mescolano la storia naturale, la tradizione artistica e la precarietà dell’ecosistema marino, tema sempre più urgente e molto caro al Santuario Internazionale dei Cetacei del Mar Ligure, parte integrante di questo progetto. Un vero e proprio invito alla riflessione profonda sul ruolo dell’essere umano di custode o predatore di un mondo fragile e complesso.
Oltre all’arte e alla storia, la tecnologia entra prepotentemente nel racconto con la “Moby Dick Experience”, un’esperienza immersiva in realtà virtuale proposta da <WAY Experience>, che offre al visitatore l’opportunità di salire a bordo del Pequod e vivere da vicino momenti chiave del viaggio, dalla vita dell’equipaggio sino al confronto finale con la balena bianca.
La mostra, infine, si fa spazio di dialogo e confronto grazie a un ricco programma di eventi collaterali: conferenze, laboratori per famiglie ed educativi, visite guidate e workshop che approfondiscono i diversi temi trattati, dalla biodiversità marina alle rappresentazioni artistiche, dalla letteratura ai cambiamenti climatici. Un’occasione per imparare, riflettere e discutere.
In questo viaggio, come nel romanzo di Melville, il mare rimane un gigantesco palcoscenico di forze naturali e psicologiche, un luogo dove ogni uomo incontra se stesso e gli altri, in una corsa spesso folle verso l’ignoto e la verità. E Genova, con la sua storia e il suo porto, è la città perfetta per ospitare questo racconto di mare, mito e arte, destinato a lasciare un segno nel cuore di chi lo attraversa.












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