L’Italia è al 29esimo posto della classifica mondiale dell’innovazione. Lo dice Il Global Innovation Index 2021 pubblicato dalla World Intellectual Property Organization (WIPO) e Portulans Institute in collaborazione con le “confindustrie” di Brasile, India, Turchia ed Ecopetrol Colombia. Il rapporto evidenzia come nonostante l’enorme tributo umano ed economico pagato alla pandemia di Covid-19, «i governi e le imprese in molte parti del mondo hanno aumentato gli investimenti nell’innovazione», il che dimostra «il crescente riconoscimento che le nuove idee sono fondamentali per superare la pandemia e per garantire la crescita economica post-pandemia».
Gli investimenti nell’innovazione avevano raggiunto il massimo storico prima della pandemia con la ricerca e lo sviluppo in crescita a un tasso eccezionale dell’8,5% nel 2019. Nel 2020, gli stanziamenti di bilancio governativi per le principali economie di spesa in R&S, per le quali sono disponibili dati, hanno mostrato una crescita continua. Le principali aziende globali che spendono in R&S hanno aumentato le loro spese in R&S di circa il 10% nel 2020, con il 60% di queste aziende ad alta intensità di R&S che hanno riportato un aumento. Il numero di operazioni VC è cresciuto del 5,8% nel 2020, superando il tasso di crescita medio degli ultimi 10 anni. La forte crescita nella regione Asia-Pacifico ha più che compensato i cali in Nord America ed Europa. Anche Africa e America Latina e Caraibi hanno registrato incrementi a doppia cifra. I dati del primo trimestre del 2021 suggeriscono un’attività di venture capital ancora più vivace nel 2021. La pubblicazione di articoli scientifici in tutto il mondo è cresciuta del 7,6% nel 2020.
La WIPO sottolinea che «La produzione scientifica, le spese in ricerca e sviluppo (R&S), le richieste di proprietà intellettuale e gli accordi di capitale di rischio (VC) hanno continuato a crescere nel 2020, basandosi su una forte performance pre-crisi. In particolare, le spese di ricerca e sviluppo hanno mostrato una maggiore resilienza durante la crisi economica legata alla pandemia rispetto alle precedenti crisi».
La classifica annuale delle economie mondiali sulla capacità di innovazione e sulla produzione dimostra che solo poche economie, per lo più ad alto reddito continuano a dominare la classifica dell’innovazione, con alcune eccezioni di Paesi a medio reddito, tra le quali Cina, Turchia, Vietnam, India e Filippine che stanno recuperando terreno e stanno cambiando il panorama dell’innovazione. In testa continuano ad esserci Svizzera, Svezia, Stati Uniti e Regno Unito, sempre tra i primi 5 negli ultimi 3 anni. La Corea del sud è entrata per la prima volta nella top 5 del GII nel 2021, mentre altre 4 economie asiatiche figurano nella top 15: Singapore (8), Cina (12), Giappone (13) e Hong Kong, Cina (14). In fondo alla classifica ci sono 8 Paesi africani e 2 asiatici: Camerun (123°), Mali, Togo, Etiopia, Myanmar, Benin, Niger, Guinea, Yemen e Angola (132°)
L’Italia è al 29° posto 8era 28esima) tra le 132 economie presenti nel GII 2021 e ottiene risultati migliori negli output dell’innovazione rispetto agli input dell’innovazione: quest’anno l’Italia è al 33° posto per input di innovazione, lo stesso dell’anno scorso ma inferiore al 2019. Per quanto riguarda gli output di innovazione, l’Italia è al 25° posto. Questa posizione è inferiore rispetto allo scorso anno ma superiore al 2019. L’Italia si colloca al 28° posto tra le 51 economie del gruppo ad alto reddito e al 18° tra le 39 economie europee. L’Italia ha risultati superiori alla media dei gruppi dei Paesi ad alto reddito in due pilastri: infrastrutture e conoscenza e risultati tecnologici e ha performance superiori alla media europea in tre pilastri: capitale umano e ricerca, infrastrutture e conoscenza e risultati tecnologici.