C’è un paese magico a pochi chilometri dal Lago Maggiore, in provincia di Varese, Lombardia. Un piccolo borgo conosciuto come il “paese dipinto” in virtù delle sue straordinarie case affrescate che raccontano una storia unica di rinascita culturale e artistica: è Arcumeggia, un gioiellino abbracciato dalla verde Valcuvia, in cui passeggiare tra le viuzze è un’esperienza ricca di emozioni.
Esempio pionieristico di museo a cielo aperto, dove l’arte si fonde con la vita quotidiana e il paesaggio circostante, Arcumeggia deve la sua fortunata originalità all’Ente Provinciale del Turismo di Varese che, nel 1956, per fronteggiare il progressivo abbandono comune a molti altri borghi montani dell’epoca, decise di trasformarne il destino lanciando un progetto innovativo, “Pittori in vacanza”, iniziativa unica nel suo genere, che rappresentò un punto di svolta non solo per Arcumeggia ma anche per il panorama artistico italiano, anticipando il fenomeno attuale dei murales e della street art nei piccoli centri.
Tra i primi artisti chiamati a partecipare al progetto figurano nomi illustri come Ferruccio Ferrazzi, Aldo Carpi, Achille Funi, Gianni Dova, Innocente Salvini, oltre a decine di altri pittori di fama nazionale e internazionale; ospitati nella “Casa del Pittore”, una struttura pensata per accoglierli durante la realizzazione delle opere (che oggi raccoglie bozzetti, schizzi e materiali preparatori che documentano il lavoro svolto nel villaggio), questi artisti hanno riscritto la storia del borgo, portando a compimento un’esperienza che ha avuto un impatto significativo sulla comunità locale, contribuendo a contrastare lo spopolamento e a rilanciare l’economia del borgo attraverso il turismo culturale.
Nel corso degli anni sulle facciate delle abitazioni del centro storico sono apparsi più di quaranta affreschi – ciascuno con il proprio stile, tematica e messaggio – che vanno dalla rappresentazione della vita contadina alle scene di emigrazione, dai santi alle allegorie, dai ritratti dei mestieri tradizionali ai paesaggi della Valcuvia. Un aspetto peculiare di questi dipinti è che molti di essi non sono stati realizzati direttamente sui muri, ma su pannelli incorniciati successivamente murati nelle nicchie delle case, una soluzione che ha permesso di preservarli meglio nel tempo. La piccola chiesa, un vero e proprio scrigno, custodisce una suggestiva Via Crucis realizzata da undici diversi artisti.
La varietà degli stili e delle tecniche riflette la ricchezza della pittura italiana della seconda metà del Novecento e la volontà di mantenere viva la tradizione dell’affresco, in contrasto con le tendenze più astratte e informali dell’epoca.
Un altro aspetto interessantissimo di questo incredibile luogo, è che il centro storico conserva ancora la sua struttura rurale originaria: le case presentano il tipico schema con stalla e cucina al piano terra, camera da letto al primo piano e scala esterna che collega i diversi livelli; i cortili interni, spesso visitabili, offrono scorci suggestivi dove arte e quotidianità si incontrano.
La fama di Arcumeggia ha varcato i confini nazionali attirando l’attenzione di viaggiatori, critici d’arte e media internazionali; talora è citato come esempio di come l’arte possa diventare motore di rigenerazione sociale e culturale, nonché come fonte di ispirazione per altri villaggi italiani ed europei, di progetti di arte pubblica e rinnovamento urbano attraverso la pittura murale.
Visitare Arcumeggia significa compiere un viaggio nella bellezza, nella creatività e nell’umanità di un’Italia minore ma straordinariamente ricca di valori e di storie da raccontare, perché questo luogo all’apparenza cristallizzato, è molto più di un semplice villaggio dipinto: è un laboratorio vivente di arte, storia e comunità, dove il passato dialoga con il presente e l’arte diventa strumento di rinascita e identità.
(Virginia Nicoletti)