Il sipario del Teatro Lirico di Cagliari si è chiuso con uno degli allestimenti più attesi della stagione: Aida di Giuseppe Verdi, nell’indimenticabile versione ideata da Franco Zeffirelli nel 2001 per il centenario della morte del compositore. Un’opera che ha saputo coniugare lo sfarzo visivo con la profondità emotiva, trasportando il pubblico in un viaggio travolgente tra amore, guerra e destino.
Riadattata con cura da Stefano Trespidi, la storica regia di Zeffirelli trova nuova vita senza tradire lo spirito originale. «Il maestro – spiega Trespidi – privilegiava una dimensione intimistica, mettendo in luce i contrasti interiori e le tensioni tra i personaggi». Una scelta registica che accende lo sguardo sulle emozioni umane più universali, rese ancora più potenti dalla sapiente direzione luci curata da Fiammetta Baldiserri e ripresa da Veronica Varesi Monti.
A impreziosire la scena, i costumi senza tempo firmati da Anna Anni, che restituiscono il fascino iconico di un Egitto mitico, mentre le coreografie sacrali di Luigia Frattaroli scandiscono i momenti più solenni dell’opera. Alla guida dell’orchestra e del coro del Lirico, il maestro Gianluca Marcianò dirige con mano sicura un’esecuzione vibrante e raffinata.
Il cast vocale brilla per qualità interpretativa e carisma. Jennifer Rowley è un’Aida intensa, sofferta e luminosa; accanto a lei Antonello Palombi dà corpo e voce a un Radamès tormentato, sospeso tra dovere e desiderio. Di grande impatto anche l’Amonasro di Devid Cecconi, per autorevolezza vocale e scenica, mentre Enkelejda Shkoza tratteggia un’Amneris potente e vibrante di gelosia e dolore. Completano l’ensemble Peter Martinčič (Il Re) e George Andguladze (Ramfis), sostenuti dal Coro del Lirico preparato da Giovanni Andreoli.
La vicenda, celebre e struggente, si dispiega in un crescendo di emozioni: l’amore proibito tra la principessa etiope Aida, resa schiava, e il valoroso Radamès, ostacolato dalla principessa egizia Amneris e da un destino crudele. Sullo sfondo, un antico Egitto ricreato con una potenza visiva quasi cinematografica: piramidi, acque del Nilo, statue di divinità e geroglifici compongono l’universo estetico zeffirelliano, capace di evocare sogni, miti e tragedie senza tempo.
L’intera messinscena si fa esperienza immersiva. Le immagini scorrono come in un affresco vivente e il pubblico, catturato dal fascino scenico e musicale, si ritrova partecipe del dramma fino all’ultimo, struggente respiro. Il tema del trionfo amaro e delle passioni umane che sfidano il potere attraversa l’opera con forza, ribadendo l’attualità eterna della musica verdiana.
Tra applausi convinti e ovazioni calorose, la stagione si chiude in grande stile. A fare gli onori di casa in sala, il nuovo sovrintendente Andrea Cigni, che promette: «A breve presenteremo la nuova stagione, che prenderà il via dopo l’autunno». Un arrivederci che profuma già di nuove emozioni da vivere in musica.