(Alessandra Mulliri) – Anacronistico, una commedia che fa ridere, parla di vita quotidiana e affronta il tema della violenza sulle donne. Il nuovo film di Cristian Cocco esce l’11 dicembre al cinema. L’autore del film racconta di essere cresciuto a Oristano, “una cittadina dove tutti sanno tutto di tutti… e spesso anche prima di te”. Un microcosmo fatto di comicità involontaria, solidarietà spontanea e giudizi affrettati, che negli anni è diventato un osservatorio privilegiato sull’animo umano.
Da lì è nato il desiderio di portare sullo schermo quella dimensione di paese in cui i non detti sono in realtà noti a chiunque, dove ogni gesto viene interpretato, commentato, travisato. “Nel film ho pescato tanto da quel mondo: i personaggi, le dinamiche, i ‘non detti’ che però sanno tutti. Ho fatto un po’ come al mercato: ho preso un po’ di verità, un po’ di assurdità, e ci ho costruito sopra una storia che mi appartiene”. Dentro, naturalmente, c’è anche qualcosa di vita vissuta in prima persona.
Anacronistico è una commedia, ma non solo. Sotto la superficie divertente, il film affronta un tema durissimo: la violenza sulle donne. La sfida è stata proprio tenere insieme risata e impegno, senza cadere nella retorica o nel moralismo. “La comicità è un linguaggio potentissimo, ma se la usi male rischia di minimizzare. Io, invece, volevo che il pubblico ridesse… e poi si ritrovasse a riflettere senza accorgersene”. “Il tema della violenza sulle donne non permette leggerezze superficiali. Il risultato, spero, è un film che diverte ma non ‘gioca’ con un tema che non merita sconti”.
L’impegno non si ferma allo schermo. Con la casa di produzione My Art, di cui l’autore è socio insieme a Corrado Belotti, è stata presa una decisione forte: devolvere l’intero ricavato del botteghino di loro spettanza alla WALL OF DOLLS, realtà attiva nella difesa delle donne vittime di violenza e dei loro bambini. “L’unione tra arte e solidarietà credo che sia un connubio solido per donare emozioni ai cuori”.
Accanto a questi temi, c’è un’altra protagonista importante: la Sardegna, ma non quella da cartolina. Non solo mare, spiagge e acque trasparenti, bensì la Sardegna dei vicoli e delle piazze deserte a metà pomeriggio, dei bar dove il tempo sembra fermo, delle persone che parlano poco ma quando parlano dicono verità.
“Mi interessava restituire l’anima del paese, quella fatta di ironia secca, di silenzi che valgono più delle parole e di un senso di comunità che può essere un abbraccio o una gabbia. È quella Sardegna lì che, secondo me, meritava di essere raccontata”. Così l’isola diventa un personaggio in più, una presenza silenziosa che modella le relazioni e i destini dei protagonisti.
A rendere Anacronistico ancora più particolare è la sua natura di produzione totalmente indipendente, senza contributi pubblici. Una scelta che significa libertà, ma anche fatica. “Essere indipendenti vuol dire libertà, sì… ma anche tante notti insonni”.
Ci sono stati momenti di sconforto, in cui la domanda era una sola: “Ma chi me l’ha fatto fare? Ce la farò?”. La risposta è arrivata guardando il set e le persone coinvolte. “Capivo che ne valeva la pena. Ed è per questo che ringrazio gli attori, lo staff che si sono messi tutti a disposizione con umiltà e voglia di fare. E ringrazio ovviamente gli sponsor che ci hanno sostenuto, credendo nel nostro progetto e permettendoci di realizzare il film”.
Sul piano artistico, Anacronistico rappresenta anche una dichiarazione d’intenti sul futuro. “Mi piace raccontare storie che sembrano leggere, ma che sotto la superficie portano qualcosa di più profondo. Dopo questo film sento di voler continuare su questa strada: commedie che fanno pensare o drammi che fanno ridere… insomma, quella terra di mezzo dove l’emozione non è mai una sola”.
I progetti in cantiere non mancano. “Ho un paio di idee che mi frullano in testa. Una è più folle, una più intima. Per ora non posso dire di più… ma posso dire che, come sempre, ci sarà un po’ di Sardegna, un po’ di follia, e un po’ di quel mondo ‘anacronistico’ che continua a ispirarmi”.
Il desiderio, ora, è che il pubblico risponda e riempia le sale. Non solo per godersi una commedia che fa ridere e riflettere, ma anche per sostenere concretamente la causa al centro del film.












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