(Federica Cannas) – Ogni canzone dei Calle 13 attraversa confini geografici e interiori, unisce mondi che sembrano lontani ma che si ritrovano nella stessa lingua ribelle. In loro non c’è solo ritmo o provocazione, ma la visione di una musica che diventa gesto di resistenza, strumento di liberazione, capace di raccontare la dignità dei popoli latinoamericani.
Il nome stesso del gruppo, Calle 13, nasce da un portone d’ingresso, da una domanda apparentemente semplice: “Residente o visitante?”. Dietro quella formula si nasconde l’idea di appartenenza come qualcosa da spostare, da reinventare. È un modo per dire che ogni essere umano è, a suo modo, residente e visitante, radicato e in viaggio. E questa tensione attraversa tutta la loro musica.
Residente (René Pérez Joglar) e Visitante (Eduardo Cabra), con l’aggiunta di iLe, hanno costruito un linguaggio musicale che non appartiene a un solo genere. Il loro suono nasce dal reggaeton ma se ne distacca subito, mescolando hip-hop, rock, musica andina, percussioni afro-caraibiche e melodie popolari. È una fusione che
riflette il caos e la ricchezza del continente latinoamericano, dove la diversità è una condizione naturale dell’esistenza.
Il loro primo album, Calle 13, ottiene tre Latin Grammy e rivela subito il doppio volto della loro arte: energia e consapevolezza, ironia e denuncia. Le loro parole, spesso dirette e spiazzanti, raccontano la realtà con un linguaggio immediato. È musica che diverte e fa pensare, che non separa l’impegno dalla creatività.
Negli anni, la loro produzione si è fatta sempre più radicale, più poetica e politica insieme. Collaborando con Julian Assange, Kamilya Jubran e Tom Morello, i Calle 13 trasformano l’atto musicale in un manifesto politico, in un invito alla disobbedienza creativa. Ogni brano sembra dire che la musica è una forma di conoscenza, un modo per immaginare un mondo diverso.
Nelle loro canzoni, la critica sociale si intreccia con la memoria. Parlano dei popoli indigeni spogliati della loro terra, dei lavoratori sfruttati, dei migranti invisibili, ma anche della forza che sopravvive nonostante tutto. C’è ironia, rabbia, dolcezza. Una lingua viva, che sa essere colta e popolare, arrabbiata e piena di grazia allo stesso tempo.
I Calle 13 hanno aperto un varco nella musica latinoamericana contemporanea. Hanno restituito dignità alla parola, hanno dimostrato che si può fare musica di successo senza svuotarla di senso. Hanno portato nei festival internazionali una poetica capace di dire no alla violenza, alla censura, alle disuguaglianze. E lo hanno fatto senza rinunciare al gioco, alla curiosità.
Il loro valore sta nella coerenza con cui hanno scelto di restare indipendenti, di non farsi ingabbiare dal mercato, di continuare a raccontare la complessità del mondo in cui vivono.
In Italia sono ancora poco conosciuti, e forse proprio per questo la loro musica può colpire più a fondo. Perché arriva senza mediazioni, come un’onda che scuote e costringe ad ascoltare. Calle 13 è un’idea di mondo. È la prova che la musica può essere un modo per attraversare la storia con la stessa forza di una rivoluzione.












![[ID: Et74N5OHM3g] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-et74n5ohm3g-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: 7b2s2bD-P2E] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-7b2s2bd-p2e-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: hQoGsPscK8Q] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-hqogspsck8q-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: XLLgCdK0TKk] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-xllgcdk0tkk-youtube-automatic-1-360x203.jpg)

















e poi scegli l'opzione