(Raimondo Schiavone) – Il mare non è un semplice orizzonte. È un sistema complesso, una piattaforma di sviluppo, un ecosistema fragile da custodire e, soprattutto, una straordinaria leva per il futuro economico e sociale del Paese. Con questo spirito, Cagliari ospita il 12 e 13 luglio 2025 la Giornata Nazionale del Mare, “CustodiAmo il Mare”, promossa dall’Apostolato del Mare della Conferenza Episcopale Italiana.
L’appuntamento del sabato si svolge nella suggestiva cornice della Manifattura Tabacchi, presso gli spazi di Opificio Innova, realtà dedicata all’innovazione e alla formazione, affacciata simbolicamente sul porto cittadino, vero snodo della vita economica e culturale di Cagliari.
L’evento è molto più di un momento celebrativo. È l’occasione per rimettere al centro un tema troppo spesso ignorato nel dibattito pubblico: l’economia del mare. O, meglio, la blue economy.
Secondo l’OCSE, oggi la blue economy vale oltre 1.500 miliardi di dollari l’anno a livello globale e dà lavoro a circa 40 milioni di persone. In Europa genera un valore aggiunto di 130 miliardi di euro e impiega 4 milioni di lavoratori. In Italia, il sistema della blue economy coinvolge 228 mila imprese, pari al 3,8% del totale, con un valore aggiunto che supera i 50 miliardi di euro e occupa, direttamente e indirettamente, circa 900 mila persone. E ha un moltiplicatore economico tra i più alti: ogni euro prodotto ne attiva quasi due nel resto dell’economia.
Numeri che da soli spiegano perché il mare sia una questione strategica. Ma anche perché non possiamo più permetterci di affrontarla in modo frammentario. Perché la vera sfida non è solo economica. È di modello.
Durante le relazioni del sabato pomeriggio, moderate dalla giornalista RAI Sara Perria, il direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per i problemi sociali e il lavoro, don Bruno Bignami, ricorderà la missione pastorale della Chiesa verso chi lavora in mare, mentre il geologo Sandro Demuro parlerà della salute del mare, sempre più minacciata dai cambiamenti climatici e dall’eccessivo sfruttamento.
Ma sarà la tavola rotonda delle 19.00 a entrare nel cuore del dibattito. Interverranno rappresentanti della portualità (C.A. Giovanni Stella), dell’industria logistica (Maria Julia Fernandez Manca, Grimaldi Group), della pesca (Giordano Marco, associazione pescatori), della politica ambientale (l’assessora Luisa Giua Marassi), della Chiesa (Piero Bianco, Stella Maris) e del mondo associativo (Lega Navale). Una pluralità di voci, che se riuscisse a parlarsi non solo in convegno ma nella prassi quotidiana, potrebbe davvero attivare quella logica di sistema che oggi manca.
La Sardegna, con i suoi 1.800 chilometri di coste, è una piattaforma naturale nel cuore del Mediterraneo. Ha storia, competenze e potenzialità enormi nella cantieristica, nella nautica, nella ricerca marina, nel turismo sostenibile, nella blue biotech e nelle rinnovabili marine. Ma finora ha mancato il salto di qualità sistemico. I settori non comunicano, i progetti restano isolati, le competenze disperse. Serve una regia intelligente.
Pianificazione, competenze, connessioni. Sono queste le tre leve decisive per trasformare il mare da risorsa passiva a motore attivo dello sviluppo.
Pianificazione, per superare la frammentazione tra enti, strategie, territori e normative. Pensare il mare come infrastruttura naturale, non come comparto da regolare.
Competenze, per formare biologi marini, ingegneri navali, esperti di energie blu e digitalizzazione marittima. La formazione tecnica e universitaria deve allinearsi alle sfide della blue economy.
Connessioni, perché il mare non conosce confini amministrativi. Occorre sinergia tra regioni costiere, porti, imprese, università, start-up e grande industria.
La giornata si concluderà domenica 13 con la benedizione al molo dei pescherecci e una messa solenne nella Basilica di Bonaria, presieduta dall’arcivescovo e segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Baturi. Un segno spirituale che vuole ricordare come la custodia del mare non sia solo una questione economica, ma anche etica. E di futuro.
Custodire il mare oggi significa scegliere una visione. È tempo che le parole diventino azioni. E che la Sardegna, con il suo patrimonio marittimo unico, inizi davvero a trattare il mare non come una cartolina, ma come un sistema. Da proteggere, da gestire e da valorizzare.