(Virginia Nicoletti) – Il 10 settembre presso l’aia di UpTown Milano di Cascina Merlata SpazioVivo è stato inaugurato il progetto espositivo “Federica Galli, la Signora degli Alberi”, un bosco virtuale composto da quindici grandi teleri raffiguranti monumentali alberi riprodotti da alcune delle acqueforti realizzate da questa straordinaria artista, accompagnato dall’esposizione di una selezione di undici sue incisioni originali, ritraenti alberi autoctoni italiani.
Rinomata tanto in Italia quanto all’estero come una delle più singolari e poetiche interpreti della natura – la sua principale musa – attraverso la tecnica dell’acquaforte nel secondo Novecento, Federica Galli nasce nel 1932 a Soresina, cittadina immersa nello scenario silenzioso della pianura padana, per poi trasferirsi a Milano ancora adolescente e nonostante le reticenze familiari, per frequentare prima il liceo artistico e poi l’Accademia di Brera.
Dopo aver mosso i primi passi come pittrice, all’inizio degli anni Sessanta una vera e propria folgorazione per l’arte incisoria la spinge a dedicarvisi interamente, diventando ben presto una delle voci più autorevoli di questa disciplina.
Incisione dopo incisione l’universo figurativo di Federica Galli prende forma attraverso un linguaggio classico ma inconfondibile, capace di rendere con virtuosismo tecnico perfino soggetti ardui per l’acquaforte, come la neve, la notte, la pioggia. Ma nelle sue opere – specchio del sentire umano – non si cela solo l’esperta artigiana, bensì anche il pensiero filosofico, la riflessione sulla memoria, la tensione verso una dimensione spirituale del reale, la ricerca di quel “divino nella natura”. Le architetture meditative di Milano e Venezia, i paesaggi enigmatici del Po, i casolari silenziosi e le immense distese di campi, raccontano una società quasi scomparsa, in cui l’uomo è assente ma evocato da una presenza implicita: la traccia di un passaggio vissuto nei luoghi, più che rappresentato, una memoria ancestrale che sopravvive nei solchi dei campi, nei rami scheletrici invernali, nei portali delle cascine e nelle calli lagunari avvolte dalla nebbia. È la stessa Galli a dichiarare che il suo paesaggio è “il luogo in cui il divino può ancora essere percepito nella bellezza mutevole della natura”.
La sua consacrazione arriva a Venezia nel 1987, con la grande mostra alla Fondazione Cini dedicata alla Serenissima, che constava di 39 vedute incisorie prodotte con il patrocinio di Olivetti, e che le spalanca le porte delle più prestigiose istituzioni museali internazionali: il suo ciclo “Vedute di Venezia” entra nelle collezioni permanenti del National Museum of Women in the Arts di Washington e in numerosi altri musei in Europa e negli Stati Uniti.
Agli occhi della critica internazionale, Galli è stata una pioniera: in anni in cui la grafica sembrava relegata a una funzione minore rispetto alle arti maggiori, la sua produzione – con un corpus di oltre novecento lastre incise tra il 1958 e il 2008 – grazie alla modernità e alla potenza della sua ricerca, diventa un ponte tra tradizione e modernità, materia e spirito, inserendosi nei circuiti d’avanguardia europei e oltreoceano.
La mostra di Milano, visibile gratuitamente fino al 30 novembre, offre l’opportunità di apprezzare in modo nuovo gli alberi di Federica Galli, dei “ritratti vegetali” che sembrano essere vivi: non sono pura documentazione botanica, ma organismi spirituali, simboli di resilienza e memoria, di radicamento e metamorfosi. Le installazioni inedite e le acqueforti esposte riescono nel miracolo artistico di offrire al visitatore lo spazio di un incontro autobiografico, un’esperienza capace di risvegliare la consapevolezza che ogni paesaggio – se attraversato da uno sguardo profondo – può diventare racconto universale.