Si è chiusa, nella cornice della Peschiera Mar’e Pontis, l’edizione 2025 del Festival Letterario dell’Archeologia, promosso dalla Fondazione Mont’e Prama. L’ultima giornata si è aperta, nel primissimo pomeriggio, con un toccante omaggio a Helmar Schenk, naturalista e ambientalista tedesco che ha dedicato la sua vita alla tutela del patrimonio naturale della Sardegna. L’incontro ha contribuito a ricostruire il profilo umano e professionale di Schenk, punto di riferimento per la cultura ecologista dell’isola.
La serata ha lasciato spazio alla narrativa contemporanea, con tre momenti letterari di grande intensità. Nei suoi saluti iniziali, il presidente della Fondazione Mont’e Prama, Anthony Muroni, ha reso omaggio, di fronte a un pubblico numeroso, alla figura di Goffredo Fofi, uno dei più grandi intellettuali italiani, scomparso proprio nella giornata di ieri all’età di 88 anni: “Oggi è una giornata triste per la cultura italiana, è morto un grande intellettuale. Per la letteratura della Sardegna è stato importantissimo, ha dato la forza di proporre figure come Giulio Angioni e Sergio Atzeni, ad esempio, su palcoscenici nazionali e internazionali. Un uomo complesso e completo, – ha concluso il presidente – che spaziava dalla critica letteraria a quella cinematografica e che ha avuto la generosità di mettere a disposizione degli altri la propria vivacità intellettuale, anche in anche in modo polemico, mai banale, lasciando sempre il segno”.
Il direttore artistico del Festival, Giovanni Follesa, ha espresso apprezzamento per il successo di un Festival che si conferma un appuntamento di primo piano nel panorama culturale regionale e nazionale. Una rassegna capace senza dubbio di intrecciare saperi antichi e sensibilità contemporanee, valorizzando il territorio attraverso la parola, la memoria e l’incontro tra discipline.
Ha aperto Piergiorgio Pulixi con La donna nel pozzo (Feltrinelli), un romanzo ispirato al caso di Gisella Orrù, la ragazza brutalmente uccisa a Carbonia nel 1989, che intreccia thriller, noir e riflessione sul potere della scrittura. L’autore ha dialogato con Francesca Spanu, approfondendo i temi della colpa, dell’identità e dei segreti sepolti nel quotidiano, partendo dal personaggio di Cristina Mandas, una donna dalla vita apparentemente ordinaria che nasconde un passato oscuro legato a un misterioso delitto sardo. L'indagine, condotta da due personaggi particolari, Lorenzo Roccaforte e Ermes Calvino, porta alla luce segreti e dinamiche sociali complesse.
È seguito l’intervento di Angelo Mellone, autore di Nelle migliori famiglie (Mondadori), in conversazione con la giornalista Virginia Saba. Al centro, il racconto intimo e drammatico di una famiglia travolta da un lutto e costretta a fare i conti con le proprie fragilità in una lunga notte di Natale. Un romanzo che riflette sul legame tra affetti e aspirazioni personali, ambientato tra le vette di Cortina e le contraddizioni della Roma contemporanea.
Gran finale con il reading di Francesco Piccolo, tratto dal suo ultimo libro Son qui: m’ammazzi (Einaudi), riflessione critica e personale sull’immaginario maschile nella letteratura italiana. Un saggio che ha acceso il dibattito tra pubblico e critica, offrendo un’analisi acuta e ironica sui modelli di mascolinità forgiati dai grandi classici, da I promessi sposi al Gattopardo. Nella serata di Cabras, l’autore e sceneggiatore, tra i più apprezzati di Cabras, si è soffermato sulla figura di Zeno Cosini, protagonista del capolavoro La coscienza di Zeno di Italo Svevo, un racconto ironico e feroce su un uomo in conflitto con sé stesso e con il mondo. Il reading ha esplorato i temi della psiche umana, dell'inettitudine, del rapporto con il vizio dell'amore, attraverso l'autoanalisi di Zeno.
A chiudere la serata, le note senza tempo delle launeddas del Sinis, che hanno salutato il pubblico del festival con un concerto evocativo, in equilibrio tra tradizione e sperimentazione.