”¡Sonamos muchachos! ¡Resulta que si uno no se apura a cambiar el mundo, después es el mundo el que lo cambia a uno”
MAFALDA
(Federica Cannas) Quino ha fatto scuola con una bambina dai capelli ribelli e la voce più limpida del buonsenso. Se oggi fosse ancora con noi, Joaquín Salvador Lavado Tejón, in arte Quino, avrebbe compiuto 92 anni. Eppure continua a parlarci. Come fanno solo i grandi maestri, quelli che ci prendono per mano o per il cuore.
Era il 1962 quando un’agenzia pubblicitaria chiese a Quino di inventare una striscia. Lui diede vita a Mafalda, e due anni dopo la piccola comparve per la prima volta su Primera Plana. Da allora non ha mai smesso di farci riflettere. In un mondo che corre, Mafalda si fermava. Guardava in alto e diceva: “¿Y si en vez de planear tanto voláramos un poco más alto?”. E ci toglieva il fiato. Con una battuta, una domanda, un sospiro bambino.
Quino era un disegnatore. Ma anche un poeta dell’ironia, un filosofo gentile che disegnava il disordine per insegnarci a mettere a posto almeno l’anima. La sua matita lasciava il segno. Con Mafalda ci ha mostrato che si può amare il mondo anche mentre lo si critica, che si può essere piccoli e avere idee enormi. Che si può ridere con intelligenza.
Dietro ogni vignetta, c’era una visione. Quino non ci ha mai chiesto di essere perfetti, ma ci ha invitato a pensare. A volte teneramente, a volte con schiaffi di verità. E Mafalda, con quella sua preoccupazione per il destino dell’umanità e la repulsione per la minestra, è diventata la nostra coscienza illustrata. Come se ogni vignetta fosse una finestra sul mondo, e Quino ci chiedesse “E adesso, che cosa ne facciamo?”
Il suo umorismo era argentino, ma parlava tutte le lingue. La sua inquietudine era quella di chi non si rassegna. Di chi guarda l’ingiustizia e non la digerisce, come Mafalda con la zuppa. Aveva lo sguardo disincantato ma mai disperato, e una sensibilità rara. Quella di chi sa che la risata più forte è quella che nasce dalla comprensione, non dalla derisione.
Oggi, nel giorno in cui avrebbe spento le candeline, vogliamo ringraziarlo. Per ogni sorriso che ci ha regalato, per ogni domanda che ci ha lasciato in sospeso. Per averci fatto pensare con amore e amare con saggezza, come scriveva proprio Mafalda in una delle sue frasi più belle. Un paradosso che sembra un’utopia, e invece è un manuale per vivere.
Ci manchi, Quino. Ma ogni volta che apriamo una tua vignetta, è come se ci sedessimo di nuovo in quella classe speciale dove la maestra ha il coraggio di dire che il mondo può e deve essere migliore.
E noi, da bravi alunni, proviamo ogni giorno a impararlo.












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