“Difficile credere siano passati già dieci anni”. Così Tim Cook, ex amministratore della Apple, ha ricordato nei giorni scorsi Steve Jobs a dieci anni dalla morte. Scomparso il 5 ottobre 2011 a 56 anni per un tumore al pancreas, il co-fondatore della Mela è diventato un simbolo di innovazione e creatività e il suo mito resta vivo. La sua visione e il suo lascito permettono ancora oggi al colosso californiano di essere un punto di riferimento in diversi settori, dagli smartphone ai computer.
Sono in molti a pensare che il vuoto lasciato da Jobs sia quasi incolmabile, sia per la grandezza dell’uomo sia per il genio quasi sconfinato nella sua attività di imprenditore e creatore. Basta leggere qualche riga della sua biografia per rendersi contro quanto Jobs abbia trasformato il mondo e l’esistenza delle persone che ci abitano: Cresciuto in quella che ora si chiama la Silicon Valley e partendo da un garage, col suo sodale Steve Wozniak, ha sfornato nel tempo la tecnologia che ha cambiato la vita di più di una generazione, dal Macintosh, il primo personal computer con mouse e tastiera, fino all’iPod e all’iTunes Store che hanno stravolto il modo di fruire e acquistare la musica, per passare all’iPhone, all’Apple Store e all’iPad.
Ed è stato anche fondatore e amministratore delegato di Pixar Animation Studios prima dell’acquisto da parte della Walt Disney Company, intuendo negli anni Ottanta che il settore dell’intrattenimento e dei contenuti sarebbe esploso.
Ha seminato molto Jobs nei suoi anni di vita e nel tempo, come dimostrano le testimonianze degli utenti in un’apposita sezione del sito della Apple, raccoglie i frutti di quanto ha saputo dare in termini di pensiero e di esempio per gli altri. “Oltre un milione di persone da tutto il mondo hanno condiviso i loro ricordi, pensieri e sentimenti su Steve. Una cosa che hanno tutti in comune, dagli amici personali ai colleghi ai proprietari di prodotti Apple, è il modo in cui sono stati toccati dalla sua passione e creatività”. Sono ricordi di ogni tipo. Corey scrive: “Ricorderò sempre l’utilizzo di un Macintosh come la mia prima esperienza con un computer. È il motivo per cui ho voluto lavorare nel campo dell’Information Technology e mettere le mani sulle ultime tecnologie. Grazie per tutto quello che ci hai dato, dai cartoni Pixar che mia figlia guarda oggi, fino a portare il mondo a portata di mano”. Gli fa eco Roberto: “Grazie Steve per aver portato a tutti noi un modo più bello, innovativo ed emozionante di vivere le nostre vite con la tecnologia. Spero davvero che Apple e la tua visione rimangano con noi per tutta la vita e per le generazioni future a venire”.
Dieci anni dopo la sua morte, con un mondo colpito da una pandemia terribile e un pianeta sofferente per i cambiamenti climatici, la tecnologia, l’innovazione e la scienza sembrano essere le uniche ancora di salvataggio per milioni di esseri umani che rischiano di essere travolti da un presente che non ambisce a diventare un futuro. Steve Jobs ha lasciato un segno indelebile non solo sotto il profilo meramente tecnologico, ma anche sociologico. Un segno che deriva da un sogno: avvicinare e connettere gli individui. Forse la connessione che c’è oggi non è quella che avrebbe voluto il fondatore della Apple, una connessione a troppe velocità, con divari sociali che diventano, inesorabilmente un solco tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Forse il sogno di Jobs era proprio questo: una tecnologia a portata di tutti, più democratica ed etica, capace di rendere gli uomini se non utopicamente tutti uguali tra loro almeno consapevoli di vivere in un medesimo luogo, in quel villaggio globale in cui ognuno avesse diritti e dignità.
Dieci anni fa, quindi, si è interrotto un sogno ma anche una grande opportunità per l’umanità. E che di grandi progetti da realizzare Jobs ne avesse tanti altri è dimostrato da una frase che è anche una sorta di testamento, parole che ha pronunciato nel corso di un’intervista a MsNbc del 2006 e che riassumono uno dei principi della Apple: “Penso che se fai qualcosa e ti viene particolarmente bene, allora devi fare qualcos’altro di fantastico, e non compiacertene troppo a lungo”.