La Sardegna ha finalmente scoperto l’esistenza dell’Intelligenza Artificiale. E chi meglio dei soliti luminari con una visione rigorosamente analogica per parlarcene? Quegli stessi che da decenni ci spiegano con grande serietà (e zero risultati concreti) come rendere la nostra terra un posto migliore.
E così, in tribune ed eventi dai toni solenni, si sono alternano sul palcoscenico pubblico professori, esperti di lunga data e custodi del sapere passato. Il tema? L’Intelligenza Artificiale e il futuro della Sardegna. E chi meglio di chi ha sempre vissuto con lo sguardo rivolto al passato per dirci cosa fare domani?
Il dibattito si è acceso su questioni fondamentali: l’IA ci ruberà il lavoro? Cambierà il nostro modo di pensare? Ma soprattutto: ne parleremo per altri vent’anni senza fare nulla?
Perché mentre nel mondo le aziende sfruttano l’IA per ottimizzare processi, sviluppare prodotti innovativi e migliorare la vita delle persone, qui in Sardegna preferiamo restare fedeli alla tradizione: chiacchiere, convegni, relazioni ponderate, interviste, nessuna applicazione pratica. In fondo, si sa, la teoria viene prima di tutto. E magari, quando il resto del mondo avrà già abbracciato la prossima rivoluzione tecnologica, ci faremo trovare pronti a discutere sull’uso dell’IA con la stessa lentezza con cui abbiamo affrontato internet, il digitale e ogni altra innovazione degli ultimi trent’anni.
Nel frattempo, i soliti incompetenti – pardon, competenti – continuano a illuminare la via con le loro riflessioni profonde e rigorosamente inutili. Il progresso può attendere, noi siamo ancora impegnati a discutere su cosa potrebbe essere, mentre gli altri già lo fanno.
E così, mentre le grandi menti della Sardegna continuano a esplorare filosoficamente l’IA, il resto del mondo ci saluta dallo specchietto retrovisore. Ma non preoccupatevi, a breve ci sarà un altro convegno per parlarne di nuovo. E poi un altro. E un altro ancora. Perché qui siamo bravi a discutere, meno a fare. E l’Intelligenza Artificiale, per fortuna, non ci ha ancora sostituiti. Anzi, non ha ancora nemmeno trovato l’indirizzo per arrivare fin qui.
Raimondo Schiavone