L’uso della tecnologia blockchain sta rivoluzionando il modo in cui l’informazione è archiviata, condivisa e distribuita sul web. Le sue applicazioni trasformeranno i modelli industriali e organizzativi dell’industria digitale. È il Web3 che, secondo molti osservatori, creerà nuove economie, nuove classi di prodotti e nuovi servizi online. Ne hanno parlato a Cagliari, in un evento organizzato da Opificio Innova in collaborazione con la Fondazione di Sardegna e INNOIS, Chris Burry e Alfredo Coppola di US Market Access Center (USMAC), un acceleratore di startup con sede nella Silicon Valley, abilitatore di innovazione che aiuta le aziende tecnologiche internazionali con l’accesso al mercato globale e i governi con la creazione di ecosistemi.
In un incontro molto atteso, al quale hanno preso parte anche i giovani di Talent Up, il programma della Regione Sardegna destinato agli aspiranti imprenditori, Burry e Coppola hanno raccontato quali scenari si aprono nei prossimi 10 anni: “Il Web3 è una delle cose più interessanti che sta avvenendo attraverso il cambiamento della tecnologia. Il mutamento – ha evidenziato Burry – è guidato sia dalla tecnologia che dalla frustrazione degli utenti, dovuta alla monetizzazione dei dati delle persone. Perché, ad esempio Facebook, dovrebbe utilizzare i miei dati per indirizzarmi delle pubblicità? Tutto è incentrato su di me, i miei dati possono essere acquistati dalle grandi compagnie. Le persone negli ultimi quattro anni si sono ribellate contro questo sistema. E così è nato il Web3 che cerca in parte di dare agli utenti il controllo dei propri dati”.
Qual è allora la differenza con il Web2? “Molto semplice. Io posso decidere di condividere i miei dati con le organizzazioni che preferisco e qualcuno può scegliere di trattare con me. È questo il cambiamento che sta avvenendo. E ciò che guida il Web3 – ha concluso Burry – è il blockchain che permette agli utenti di proteggersi e di decidere con chi condividere le proprie informazioni”.
Alfredo Coppola, dal suo canto, ha ricordato come ogni sei mesi USMAC chieda al mercato dove investire: “La ragione per cui lo facciamo è perché vogliamo fare le scelte migliori in base alla domanda del mercato. Così l’ultimo studio che abbiamo fatto riguarda non solo i capitalisti avventurieri, ma gli “angel investors” e gli investitori aziendali. Ci sono più di quattrocento investitori aziendali multinazionali nella Silicon Valley”.
Un esempio su tutti è quello della Deutsche Bank che ha una sede proprio nella Silicon Valley: “Se vuoi fare un business con loro, – ha evidenziato Coppola – non hai bisogno di andare in Germania. È molto più veloce avere un meeting qui. Lo studio che abbiamo realizzato mostra come il metaverso sia al secondo livello di interesse. È davvero affascinante. Uno dei nostri consulenti, il cui background è nelle tecnologie della moda, in questo momento viene pagato più di 500.000 dollari dai grandi marchi per disegnare vestiti nel metaverso. Questo può sembrare ridicolo ma è vero”.