CAGLIARI – Visitare Sulle Tracce della Divina Proporzione negli spazi di Opificio Innova a Sa Manifattura significa entrare in uno spazio che non si limita a esporre arte, ma la fa accadere. La Sala Immersiva — il più grande spazio di questo tipo in Sardegna — accoglie il visitatore come un grande laboratorio percettivo dove la tecnologia amplifica la visione, anziché sovrastarla. È l’ambiente ideale per un artista come Roberto Concas, che da anni indaga la geometria nascosta dell’arte, trasformando la matematica in emozione visiva.
La forza della mostra sta proprio in questo: Concas ha la rara capacità di rendere vivo ciò che solitamente resta confinato nei saggi specialistici. Da oltre vent’anni la sua ricerca scientifica ha portato alla luce strutture proporzionali ricorrenti nelle opere della tradizione cristiana, segnature nascoste, moduli aurei, croci invisibili che organizzano lo spazio pittorico e architettonico. Un lavoro che unisce analisi rigorosa, rilettura iconografica e modellazione geometrica, e che oggi trova nella tecnologia immersiva un alleato naturale.
La Divina Proporzione, nelle sue mani, non è una teoria astratta, ma un linguaggio capace di raccontare il mondo attraverso armonie, rapporti segreti, equilibri misteriosi. Le sue ricostruzioni, le geometrie che emergono dalle opere, le proporzioni rinascimentali diventano una narrazione visiva che affascina perché connette intelligenza e sensazione.
In questo dialogo, la tecnologia di Opificio Innova non è un’aggiunta decorativa: è un’estensione naturale del pensiero dell’artista. L’IA e gli ambienti immersivi non sostituiscono l’opera, la amplificano. Permettono alle proporzioni di diventare spazio, alle intuizioni di farsi esperienza sensoriale, alle strutture scientifiche individuate da Concas di acquisire una tridimensionalità nuova, quasi tattile. Non si guarda più soltanto l’opera: ci si muove dentro il suo processo analitico, dentro la sua logica interna. È questo il valore aggiunto che Opificio Innova porta al sistema culturale: la capacità di trasformare la ricerca in esperienza, di rendere accessibile ciò che è complesso senza semplificarlo.
L’opera di Concas trova così il suo habitat naturale: un luogo che non teme la sperimentazione, aperto alle contaminazioni fra arte, scienza e nuove tecnologie. La Divina Proporzione, presentata in questo modo, ricorda che l’armonia non è un caso ma una scelta, un metodo, talvolta persino un atto civile: cercare equilibrio nel disordine, mettere misura dove il mondo sembra eccedere. Ed è proprio la coerenza del metodo, la “lettura proporzionale” che Concas applica da anni alle opere, a rendere la sua ricerca non soltanto affascinante ma anche solida, verificabile, fertile.
Alla fine della visita, resta la sensazione di aver attraversato qualcosa di più di una mostra. Resta un’idea di bellezza come struttura, come ordine ricomposto, come promessa di comprensione.













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