(Federica Cannas) – Il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva usa le parole come spazio comune in cui ritrovarsi. La sua comunicazione sui social si fonda su un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: parlare non al popolo, ma con il popolo. È questa la differenza sostanziale che segna la sua presenza nel mondo digitale e che restituisce al linguaggio politico la sua dimensione più umana e più autentica.
Lula ha costruito una grammatica della prossimità, fatta di parole che respirano insieme alle persone. Non c’è nei suoi post la verticalità del potere, non c’è la distanza del leader che spiega, ma la voce dell’uomo che partecipa.
Sui social Lula non appare mai come il protagonista di una narrazione personale. La sua comunicazione, anche quando parte da un’esperienza diretta, si apre immediatamente al pluralismo del “noi”. È un “noi” inclusivo, solidale, vivo, che assorbe la complessità del Brasile e la restituisce come comunità possibile. Lula sceglie il pronome più difficile, quello che comporta la responsabilità della condivisione. L’uso costante di parole come povo, esperança, cuidado, trabalho, respeito e soprattutto companheiros è una dichiarazione di appartenenza. Quel termine, companheiros, che ritorna nei suoi post, nei discorsi e nei video, non indica semplicemente i compagni di lotta, ma coloro che dividono il pane, che condividono la strada e la fatica. È un linguaggio che nasce dall’interno della comunità, come suo prolungamento naturale.
La vera innovazione del linguaggio di Lula, sui social è culturale. Sta nell’aver ricostruito un senso di comunità in uno spazio, quello digitale, che tende per sua natura alla frammentazione. Mentre la maggior parte dei leader usa i social come vetrina, Lula li usa come piazza e li restituisce alla dimensione dell’incontro. L’immagine che offre di sé è quella di un uomo che ascolta e che risponde. L’intimità che riesce a creare non è artificiale, non nasce da un calcolo comunicativo, ma da una forma di sincerità che la sua biografia autentica rende credibile.
Su Instagram costruisce un racconto visivo in cui il gesto prevale sull’estetica. Le fotografie non cercano la perfezione della posa. Lula che abbraccia un operaio, che sorride a una bambina, che si ferma a parlare con una donna anziana, non sono istantanee di propaganda. L’immagine non è usata per restituire prossimità. E in questo modo Lula riesce a trasformare il social più estetico in uno spazio di empatia visiva.
Nei video brevi e nei messaggi, Lula non rinuncia mai al contenuto politico, ma lo restituisce con una delicatezza che sorprende. Non banalizza, racconta, spiega, avvicina. La comunicazione diventa così una forma di educazione civica diffusa, un modo per riallacciare il filo interrotto tra istituzioni e cittadini. Ogni suo intervento, anche il più semplice, sembra ricordare che la politica é anche relazione.
Ciò che colpisce, nel linguaggio di Lula, è l’assenza totale di distanza. Non c’è mai il tono del comando, mai la postura del leader che osserva dall’alto. La sua voce si muove accanto alle altre, si mescola, si confonde con il coro collettivo. È una voce che non pretende di spiegare, ma di capire insieme. E forse è proprio qui che risiede la vera forza del suo modo di comunicare: nel restituire al linguaggio politico la dimensione dell’ascolto.
Lula fonda la propria immagine sulla coerenza. La sua parola è la continuazione naturale di ciò che ha sempre rappresentato. La possibilità che un uomo del popolo, un ex operaio, possa parlare al mondo intero senza tradire la propria origine. Nei social, questa autenticità diventa contagiosa. Non ha bisogno di effetti, di scenografie, di team creativi che reinventino ogni messaggio, gli basta essere se stesso.
In fondo, ha riscoperto qualcosa che la politica sembrava aver dimenticato: la parola come gesto di cura. Ogni suo post, ogni suo discorso digitale, invita a tornare alla comunità come luogo di senso. Il suo linguaggio restituisce la dignità del “noi”, quel pronome corale che tiene insieme differenze, storie e destini.
Per questo la comunicazione di Lula è efficace, perché ricorda che la vera forza della parola sta nella capacità di unire. E nel suo linguaggio, fatto di rispetto, di tenerezza e di fermezza, la politica ritrova la sua funzione più antica e più moderna: quella di costruire una comunità che si riconosce nella voce di chi non ha mai smesso di credere nel potere della speranza.












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