(Federica Cannas) – Il Brasile di Luiz Inácio Lula da Silva compie un passo decisivo nel percorso di liberazione della schiavitù della plastica. Con il Decreto n. 12.644, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione, nasce l’ENOP – Estratégia Nacional Oceano sem Plástico, una strategia nazionale che mira a ridurre ed eliminare i rifiuti plastici in mare entro il 2030.
Un piano ambientale, ma anche politico, sociale e culturale, perche nel Brasile di Lula la tutela dell’ambiente è ormai una questione di democrazia.
Il Brasile, con oltre 8.500 chilometri di costa e una delle più vaste biodiversità marine del pianeta, è anche tra i paesi più esposti all’inquinamento da plastica. Ogni anno, circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono in mare o nei fiumi che vi si riversano. Il piano ENOP nasce dall’urgenza: di affrontare il problema non solo con divieti, ma con una visione sistemica, che abbraccia tutto il ciclo di vita della plastica, dalla produzione al consumo, fino al suo smaltimento o riutilizzo.
L’obiettivo è proteggere la biodiversità, la salute umana e l’economia delle zone costiere, creando una nuova consapevolezza ambientale.
Il piano definisce otto assi d’azione, che si muovono come un unico corpo coordinato.
Si parte dalle regolamentazioni, con la progressiva eliminazione delle microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti industriali, e si arriva alla prevenzione, con incentivi alle imprese che scelgono materiali riciclabili o compostabili.
Ci sono poi i programmi di pulizia costiera e di recupero delle reti da pesca abbandonate, una delle principali fonti di inquinamento marino.
Ma la parte forse più ambiziosa è quella dedicata alla formazione e all’educazione ambientale.
Il piano punta a trasformare la cultura del consumo, coinvolgendo scuole, università, comunità locali e pescatori, e riconoscendo il ruolo centrale dei catadores, i raccoglitori informali di materiali riciclabili, che in Brasile rappresentano da decenni una forza sociale invisibile ma essenziale.
Con ENOP, questa categoria ottiene finalmente un riconoscimento ufficiale. I catadores diventano protagonisti del processo di economia circolare.
ENOP è coordinata dal Ministero dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico, in sinergia con altri dicasteri chiave, quali Pesca, Salute, Scienza e Tecnologia, Marina.
Il governo prevede il monitoraggio costante dei risultati attraverso indicatori precisi e un sistema di rendicontazione pubblica.
Si punta anche su ricerca e innovazione, sostenendo laboratori e startup che sviluppano tecnologie per il riciclo avanzato e la sostituzione dei polimeri plastici.
La strategia si collega a politiche già esistenti, come la Politica Nazionale dei Rifiuti Solidi (Legge 12.305/2010) e il Piano Nazionale dei Rifiuti Marini, ma va oltre. Costruisce una rete federale di azioni coordinate, che mette insieme Stato, comuni, imprese e cittadini in un unico impegno collettivo.
Il piano si inserisce in una visione ambientale più ampia che Lula ha reso centrale nel suo terzo mandato.
Dopo anni di devastazioni amazzoniche, deregulation e negazionismo climatico, il presidente ha riportato il Brasile al tavolo delle grandi strategie globali sulla sostenibilità.
Non a caso, durante il Vertice sull’Oceano di Nizza, Lula ha ribadito l’impegno del paese a proteggere il 30 % delle acque marine entro il 2030 e a guidare, insieme ai paesi del Sud globale, la lotta contro la crisi climatica.
Per Lula, ecologia e giustizia sociale sono due facce della stessa medaglia.
«Difendere l’ambiente – ha detto – significa difendere la vita dei poveri, dei pescatori, dei popoli tradizionali che vivono del mare».
L’ENOP è quindi anche un piano di uguaglianza territoriale, che mira a sostenere le economie locali costiere, valorizzando la pesca artigianale, il turismo sostenibile e la ricerca scientifica nelle università pubbliche.
Il piano brasiliano non è solo un insieme di linee guida tecniche. È un gesto politico, un messaggio al mondo in un momento in cui il multilateralismo ambientale sembra vacillare.
Lula propone una leadership basata su cooperazione e responsabilità condivisa. Un Sud globale attore capace di guidare le nuove frontiere ecologiche.
L’ENOP dialoga infatti con progetti internazionali come GloLitter, promosso da IMO e FAO, e con il Patto Globale per gli Oceani delle Nazioni Unite.
Il Brasile, grande potenza agricola e industriale, mostra così di voler ripensare il proprio modello di sviluppo, per farne un esempio di equilibrio tra progresso e tutela ambientale.
Ogni piano, naturalmente, dovrà fare i conti con la realtà: risorse economiche, coordinamento tra stati federati, trasparenza dei risultati.
Ma l’impianto dell’ENOP indica un cambio di rotta chiaro e irreversibile. La consapevolezza che l’ambiente è la condizione di ogni politica pubblica.
Lula ha capito prima di molti che non ci sarà giustizia sociale senza giustizia ecologica.
E in questo nuovo patto con il mare, il Brasile tenta di restituire all’oceano ciò che l’umanità gli ha tolto. Dignità, equilibrio, futuro.