La sua carriera nella street photography è iniziata per caso, mentre lavorava come fotoreporter per il New York Post. Cooper attraversava ogni giorno i quartieri più poveri di New York per raggiungere la redazione. Fu in uno di quei percorsi che notò le scritte sui muri della città. Il vero punto di svolta arrivò quando incontrò un bambino, He3, che le mostrò la sua “tag”, il nome con cui firmava i graffiti.
Grazie alla sua prospettiva unica, Cooper è stata in grado di vedere oltre la superficie dei graffiti. Ha capito che non si trattava solo di una questione di illegalità o di decorazioni sui muri, ma di un movimento culturale che coinvolgeva migliaia di giovani, soprattutto nelle aree più povere. Questa nuova forma d’arte rappresentava per loro un modo di esprimere la propria identità e il proprio disagio, in una città come New York, in quel momento devastata da problemi economici e sociali. I graffiti diventavano una sorta di ribellione, ma anche un’espressione di creatività in un contesto urbano spesso desolante.
Il lavoro di Cooper è culminato nella pubblicazione di Subway Art nel 1984, un libro che ha realizzato insieme al collega Henry Chalfant. Questa raccolta di immagini di graffiti sui treni della metropolitana di New York è diventata un testo di riferimento per chiunque si interessi di street art, definendo un vero e proprio standard per il genere.
Questa attenzione al processo creativo riflette il background antropologico di Cooper. La fotografa si è sempre considerata prima di tutto una documentarista, interessata a esplorare come diverse culture interpretano l’arte. Quando ha iniziato a fotografare i graffiti di New York, pensava di star documentando un fenomeno locale, circoscritto alla città e alle sue difficoltà economiche. Con il passare del tempo, si è resa conto che il writing aveva un’attrattiva universale.
Durante la sua permanenza a Cagliari per Muros de Arte, Cooper ha avuto modo di esplorare le stradine del centro storico della città. Pur essendo affascinata dalla bellezza del luogo, ha espresso la sua opinione sul writing sugli edifici storici, sostenendo che i palazzi antichi dovrebbero essere preservati, lasciando che i graffiti trovino espressione su superfici meno preziose. Questo equilibrio tra la celebrazione dell’arte di strada e la protezione del patrimonio storico riflette l’attenzione della fotografa non solo per l’espressione artistica, ma anche per il contesto in cui essa si sviluppa.
Nonostante la lunga carriera e i molti successi, Martha Cooper non ha mai perso l’entusiasmo per il suo lavoro. Anzi, continua a viaggiare per documentare la street art in tutto il mondo, sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare attraverso le sue fotografie. Per lei, ogni nuova città è un’opportunità per scoprire qualcosa di nuovo, per esplorare come i graffiti si evolvono e come continuano a essere una forma di espressione viva e pulsante, nonostante i cambiamenti del contesto urbano e sociale.
L’incontro con Martha Cooper a Cagliari è stato un’occasione unica per riflettere sul potere dell’arte di strada, sulla sua capacità di trasformare gli spazi pubblici e di dar voce a chi spesso non ne ha. Grazie alla sua dedizione e alla sua visione unica, Cooper ha contribuito a far emergere il valore artistico di una forma espressiva che, inizialmente, veniva vista solo come vandalismo. Oggi, grazie anche al suo lavoro, i graffiti sono riconosciuti come una delle espressioni artistiche più dinamiche e coinvolgenti del nostro tempo.