Se c’è una donna a cui va riconosciuto il merito di aver avuto il coraggio di gridare apertamente, attraverso l’arte, che ribellarsi agli stereotipi di genere è un atto sano, necessario ed indispensabile, e che vale la pena spendersi attivamente per lottare per i diritti civili delle minoranze e dei più fragili, quella è Niki de Saint Phalle, autodidatta artista franco-americana, pioniera della scultura nello spazio pubblico e figura emblematica del femminismo artistico.
Nata Catherine Marie-Agnès Fal de Saint Phalle a Neuilly-sur-Seine, in Francia, il 29 ottobre 1930, Niki de Saint Phalle cresce in un ambiente familiare di impostazione patriarcale, aristocratico e difficile, in disaccordo con la sua scelta di essere un’artista e segnato dal rapporto problematico con l’autoritario e violento padre. Da una rilettura autobiografica della sua opera, basata sul libro-lettera “Mon Secret” pubblicato nel 1994, la spinta ed il fulcro della sua creatività e del suo impegno sociale sono in parte riconducibili a questo difficile rapporto e alle sue conseguenze dirette ed indirette, poiché plausibili risposte non solo agli abusi subiti a undici anni ad opera del genitore, ma anche mezzo per elaborare le manchevolezze della madre, nonché strumento per affrancarsi dalla sofferenza psichica che l’ha perseguitata per anni.
Celebre per aver coniato un personalissimo linguaggio visivo audace, colorato e carico di simbolismi, che sfida le convenzioni artistiche e culturali e mescola influenze surrealiste, pop art e performance art, Niki de Saint Phalle ci ha lasciato in eredità una produzione, al tempo stesso liberatoria e provocatoria, che spazia dalla scultura alla pittura, dalla performance alle installazioni monumentali.
Un assaggio delle sue opere è visibile ancora per pochi giorni al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, dove, in una mostra antologica davvero unica per la sua completezza, sono esposti filmati degli “shooting paintings” dell’inizio degli anni Sessanta – performance dell’esordio nel panorama artistico internazionale, in cui una giovane e bellissima Niki spara, a mo’ di bersaglio, contro un quadro -, alcune celebri ed iconiche “Nanas” – ciclo di figure femminili simbolo della sua inconfondibile arte e di giocosa esuberanza ed attenta critica al ruolo delle donne nella società, realizzate con materiali come il poliestere, il metallo e la ceramica -, disegni e sculture tra cui alcuni “Arcani” – tema del parco “Il Giardino dei Tarocchi” di Capalbio in Toscana, capolavoro di ventidue sculture, alcune delle quali monumentali e penetrabili, ispirate alle carte dei Tarocchi -, alcuni “Totem”, alcuni assemblaggi del ciclo delle “Cattedrali” e degli “Altari”, una “Mariée”, sorta di sposa cadavere, e uno scintillante “Teschio”, una delle opere appartenenti all’omonima serie, estrinsecazione plastica del suo modo di affrontare l’avanzare dell’età e la morte (sopraggiunta il 22 maggio del 2002).
Visitare questa mostra è stato molto emozionante e stimolante, perché Niki de Saint Phalle, considerata oggi una delle artiste più importanti del XX secolo, continua ad affascinare il pubblico contemporaneo e ad influenzare la scena artistica mondiale grazie alla sua audacia, alla violenza e alla radicalità dell’intento critico delle sue opere, viscerali e riflessive, capaci di affrontare in modo innovativo e vibrante temi universali come sessualità, femminilità, violenza e potere. Attualissima.
(Virginia Nicoletti)