Dai ricordi di Stefania Craxi al ritratto di Bettino firmato da Aldo Cazzullo, passando per gli anni Settanta di Gotor: una serata che ha intrecciato biografie, storia e consapevolezza civile.
Il maestrale ha portato sollievo nella prima serata del Festival Letterario dell’Archeologia, regalando un respiro limpido al pubblico accorso numeroso nella nuova cornice scelta dalla Fondazione Mont’e Prama per questa quarta edizione: la Peschiera di Mar’e Pontis a Cabras. Un luogo inedito, immerso nella storia, che ha accolto parole, pensieri, musica e riflessioni in un appuntamento denso di voci e memorie.
A inaugurare la serata, condotta da Laura Fois, il Collettivo Giulia Giornaliste con la presentazione del volume autoprodotto La verità. Simona Scioni, Daniela Pinna e Susi Ronchi hanno portato sul palco un messaggio forte e chiaro: «Dobbiamo tornare ad ancorarci alla verità sostanziale dei fatti, in un’epoca che sembra smarrirne il senso», ha detto Ronchi. «Scardinare abitudini e stereotipi, a cominciare dal linguaggio», ha aggiunto Scioni, con una riflessione lucida sull’epoca della post-verità e sul ruolo del giornalismo.
Poi il racconto personale, intimo e politico di Stefania Craxi, che ha presentato All’ombra della storia (Piemme), un memoir che attraversa decenni di storia italiana: «La politica nella mia famiglia è sempre stata una presenza costante. Anche i compleanni o le domeniche erano occasioni di confronto politico. Mio padre mi ha insegnato la libertà, e a tenere lo sguardo lungo».
Miguel Gotor, intervistato da Emiliano Deiana, ha portato il pubblico, con un intervento rigoroso, negli anni raccontati nel suo Generazione Settanta (Einaudi): il decennio più lungo del Novecento, tra speranze e tensioni, protagonismo giovanile e conflitti irrisolti, sogni collettivi e inquietudini che ancora oggi parlano all’attualità.
In chiusura, Aldo Cazzullo ha presentato Craxi. L’ultimo vero politico (Rizzoli), in dialogo con il presidente della Fondazione Mont’e Prama, Anthony Muroni. «Cabras è la città di Michela Murgia – ha detto Cazzullo – ed essere qui, oggi, ha un significato speciale. La sua intervista al Corriere è stata tra le più lette di sempre, e la sua idea di Sardegna, severa e alta, ci accompagna ancora». Cazzullo ha tratteggiato un ritratto lucido e documentato di Bettino Craxi, venticinque anni dopo la sua morte: «L’ultimo statista dotato di visione, capace di grandezza, ma anche oggetto di un attacco feroce». Muroni ha sottolineato il senso profondo dell’iniziativa: «Raccontare avvenimenti è il nostro mestiere. Come cronisti abbiamo il privilegio di confrontarci quotidianamente con il contemporaneo, contribuendo a farlo diventare un po’ storia».
A chiudere la serata, la musica: l’energia corale dei Tenores di Neoneli e l’intensità dell’Orchestra Popolare Sarda, con il progetto musicale Omines Ammentos, ha regalato un finale potente, costruito sulla memoria e sulle radici sonore dell’Isola.
Il programma di oggi. Il Festival prosegue questa sera, mercoledì 9 luglio, alla Peschiera di Mar’e Pontis con una serata dedicata alla figura di Sergio Atzeni, a trent’anni dalla scomparsa. Ad aprire l’incontro sarà Rossana Copez, cui seguiranno gli interventi di Cristina Caboni, Giampaolo Cassitta, Francesca Spanu, Massimo Granchi, Giovanni Follesa e Ilenia Zedda, che presenteranno i propri libri in dialogo con l’eredità dell’autore cagliaritano.
A chiudere la serata sarà il reading teatrale e musicale tratto da Passavamo sulla terra leggeri, con le voci di Tullio Solenghi ed Elena Pau, le musiche originali di Alessandro Nidi e la cura drammaturgica di Rossana Copez. A condurre sarà Andrea Frailis.