Ci sono storie che, a raccontarle davvero, fanno male. Non solo per ciò che rivelano, ma per tutto quello che lasciano intuire: il veleno che si insinua nelle pieghe della società, il piacere sadico che alcuni provano nel distruggere, l’invidia che si traveste da giustizia, la cattiveria che si maschera da moralità. La vicenda di Valeria Satta è una di queste storie. Una di quelle che spaccano il cuore a chiunque abbia ancora dentro un residuo di umanità, un senso del giusto, un’idea alta di ciò che lo Stato dovrebbe essere: tutela, non tortura.
Valeria non ha rubato. Non ha truccato gare, non ha favorito parenti, non ha nascosto denaro. Ha lavorato, ha esercitato un ruolo pubblico, ha fatto scelte amministrative basandosi su atti condivisi, su pareri tecnici, su delibere. Ma nella macchina infernale del giustizialismo contemporaneo, questi dettagli contano poco. Perché oggi non serve aver commesso un reato per essere distrutti. Basta finire nel mirino. Basta una voce, una mezza accusa, un’inchiesta che si nutre più di sospetti che di prove. E poi parte la tempesta.
La tempesta delle bacheche moraliste, dei post velenosi, delle sentenze scritte nei commenti da chi non sa, ma giudica. Da chi non ha letto le carte, ma ha già deciso la colpa. Da chi confonde il sospetto con la certezza, e gode nel veder bruciare una donna perbene come fosse una strega medievale. Valeria Satta oggi viene processata non solo nelle aule, ma nelle piazze virtuali. Colpita da una doppia ingiustizia: quella di dover difendersi da un’accusa infondata e quella di essere additata come colpevole anche senza sentenza.
Chi la conosce lo sa. Sa che è una giovane donna onesta, una madre che si è fatta strada a fatica, con impegno e senso del dovere. Sa che non ha mai approfittato della sua posizione, che non ha mai messo davanti il proprio interesse personale, che non ha mai usato scorciatoie. Eppure oggi si trova con le spalle al muro, costretta a spendere i propri soldi per avvocati, costretta a difendere la propria dignità, costretta persino a giustificarsi per decisioni che non sono mai state sue, ma condivise da giunte, uffici, pareri e atti istituzionali.
Perché nessuno parla di questo? Perché nessuno racconta che quelle nomine sono frutto di atti collegiali? Perché nessuno sottolinea che quei dirigenti hanno lavorato regolarmente, percependo stipendi legittimi e svolgendo le loro funzioni? Dove sarebbe il danno erariale, se nessuno ha preso un euro in più, se nessuno ha lucrato, se nessuno ha beneficiato indebitamente? La risposta è semplice e agghiacciante: perché non si vuole sapere. Si vuole solo punire.
Valeria è diventata un bersaglio. E in questo Paese, quando una donna è giovane, competente e ha avuto un ruolo pubblico, diventa un bersaglio facile. C’è sempre chi è pronto a puntare il dito, a insinuare, a demolire. E se poi è anche madre, allora le colpe si moltiplicano: perché per certi ipocriti la maternità è una colpa, non un valore. E oggi si vorrebbe persino impedirle di lavorare, come se la sua vita dovesse restare congelata nel sospetto, come se ogni diritto – anche quello alla dignità – fosse sospeso.
Ma il punto più tragico non è neppure questo. È che nessuno pagherà per tutto il fango lanciato. Nessuno dovrà chiedere scusa. Nessuno restituirà il tempo, le occasioni, la pace, la reputazione. Nessuno ripagherà i danni che questa gogna ha già inflitto. Perché questo è il nostro tempo: quello in cui si distrugge con leggerezza e si passa oltre con indifferenza. Quello in cui si consuma la vita altrui come fosse un episodio di una serie, dimenticandosi che dietro ci sono persone vere, famiglie vere, lacrime vere.
E mentre tutto questo accade, si alimentano narrazioni distorte, insinuazioni velenose, mezze verità che fanno più male delle menzogne. Si accusa Valeria persino per il suo ruolo in un’associazione datoriale come Federterziario Sardegna, una realtà che, come tutte le altre associazioni riconosciute, opera nel rispetto delle leggi, promuove progetti a favore delle imprese e ottiene – come molti altri soggetti – finanziamenti pubblici attraverso regolari strumenti della Finanziaria regionale.
Non si tratta di favori. Non si tratta di fondi erogati a pioggia. Si tratta di un progetto dettagliato, verificato, approvato secondo criteri tecnici, istruito dagli uffici competenti, e finanziato con risorse erogabili solo a consuntivo, dopo rendicontazione formale e verifica documentale. Nessun vantaggio personale, nessun arricchimento, nessun ritorno economico per chi guida l’associazione. È la legge stessa a vietarlo. E chi accusa, con leggerezza, lo sa. Ma non lo dice.
Perché non si attaccano gli altri progetti? Perché non si guarda a centinaia di altri soggetti che beneficiano dello stesso identico strumento normativo? Perché proprio su Valeria si concentra un accanimento tanto feroce? È solo una coincidenza se si tratta di una donna giovane, capace, madre, esposta pubblicamente, e quindi perfetta da colpire?
La verità, quella che fa più paura, è che dietro l’apparente zelo legalitario si nasconde qualcosa di ben più torbido: una campagna di discredito, un attacco personale, una persecuzione morale che nulla ha a che fare con la trasparenza. È la solita violenza invisibile del nostro tempo: quella che uccide la reputazione, che logora il futuro, che cerca lo scandalo dove non c’è reato, e crea mostri dove ci sono solo persone che lavorano.
Chi oggi alimenta questo fuoco non è un difensore della giustizia. È un piromane dell’anima.
E a chi ancora ha il coraggio di guardare in faccia la verità, resta una sola parola da dire: basta.
Gli amici di Valeria












![[ID: Et74N5OHM3g] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-et74n5ohm3g-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: 7b2s2bD-P2E] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-7b2s2bd-p2e-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: hQoGsPscK8Q] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-hqogspsck8q-youtube-automatic-1-360x203.jpg)
![[ID: XLLgCdK0TKk] Youtube Automatic](https://matextv.com/revolution/wp-content/uploads/2023/06/id-xllgcdk0tkk-youtube-automatic-1-360x203.jpg)

















e poi scegli l'opzione