di Raimondo Schiavone
Viviamo in un mondo che premia il merito: studiamo per ottenere buoni voti, lavoriamo per avanzare nella carriera, ci impegniamo per ricevere riconoscimenti. Ma l’amore non funziona così. Non è una ricompensa per la bontà, la dedizione o la fedeltà. Arriva a caso, a volte si dona senza essere ricambiato, altre si riceve senza capire perché.
Ci insegnano che, se siamo persone giuste, troveremo qualcuno che ci amerà nello stesso modo. Eppure, quanti cuori sinceri vengono calpestati? Quante persone straordinarie restano sole, mentre altre, meno attente, sembrano circondate d’amore?
L’amore non distribuisce premi né punizioni, non segue un sistema di punti. Accade, e spesso accade alle persone sbagliate nel momento sbagliato.
Questa sua ingiustizia non è solo una condanna, ma anche ciò che rende l’amore così intenso. Se fosse un sistema di scambio, se fosse calcolabile e prevedibile, perderebbe il suo valore. L’amore è coinvolgente proprio perché è rischioso: il suo esito è incerto, la sua durata imprevedibile.
Ed è proprio questa anarchia dell’amore che lo rende irripetibile. L’amore non può essere garantito, né stabilito in base ai meriti. L’unica cosa che possiamo fare è viverlo, accettandone la bellezza e la crudeltà senza pretendere che sia giusto.
Lo stesso discorso vale per l’amore verso la vita. Se aspettassimo che la vita ci desse ciò che meritiamo, resteremmo in attesa per sempre. La realtà non distribuisce fortuna o felicità in modo equo. Alcuni lottano per anni senza ottenere ciò che sognano, mentre altri ricevono senza sforzo. È ingiusto? Sì. Ma è anche la condizione naturale dell’esistenza.
L’unico modo per amare la vita è smettere di aspettare equità e iniziare ad accettarla nella sua imprevedibilità. Abbracciare l’inaspettato, trovare bellezza nell’imperfetto, amare il viaggio senza sapere dove ci porterà.
Anche la libertà e le idee seguono questa logica. Chi difende la propria indipendenza spesso paga un prezzo alto, chi lotta per un’idea può non essere riconosciuto. Eppure, l’amore per la libertà è più forte di ogni ostacolo. Si ama la libertà non perché si riceverà qualcosa in cambio, ma perché non si può fare altrimenti.
Le idee forti, quelle che cambiano il mondo, nascono spesso nell’incomprensione. Chi le porta avanti sa che non sempre riceverà premi, ma continua a farlo perché ci crede. Come nell’amore romantico, anche nell’amore per la libertà bisogna accettare l’incertezza, senza aspettarsi ricompense immediate.
Nessun esempio è più forte dell’amore di un popolo per la propria terra. I palestinesi, nonostante decenni di conflitti, espropri e ingiustizie, continuano ad amare la loro patria con un’intensità che va oltre la logica della meritocrazia. Non perché la loro lotta dia loro automaticamente ciò che desiderano, ma perché il legame con la terra è una parte essenziale della loro identità.
L’amore per la Palestina non è un calcolo di convenienza, ma un sentimento profondo, radicato nella memoria, nelle tradizioni, nella storia di generazioni che hanno amato quella terra anche quando tutto sembrava perduto. È una forma d’amore che resiste, che non chiede garanzie, che non si spegne nonostante l’ingiustizia.
L’amore, in tutte le sue forme, non è mai un contratto equo. Non possiamo aspettarci che ci dia ciò che pensiamo di meritare. Possiamo solo scegliere di viverlo, nella sua bellezza e nella sua durezza, senza pretendere che sia giusto.
E forse, proprio in questa accettazione, si trova la vera libertà: amare senza condizioni, vivere senza calcoli, seguire le proprie idee senza aspettarsi riconoscimenti immediati. Perché la vita non premia sempre chi merita, ma chi osa viverla fino in fondo.