Se c’è un artista che più di chiunque altro ha affascinato e continua ancora oggi ad attrarre gli amanti dell’arte, generazione dopo generazione, è Pablo Picasso, poliedrico genio indiscusso.
Picasso, con la sua opera, ha conquistato una dimensione artistica tale da cambiare per sempre il linguaggio visivo del Novecento, influenzando in modo indelebile il panorama culturale mondiale, e assurgere, così, a punto di riferimento per ogni movimento artistico a lui successivo.
Ogni anno, in numerosi musei e gallerie di tutto il mondo, nuove esposizioni ne celebrano l’arte e l’eredità; eventi diventati ricorrenti non solo grazie alla immensità della sua produzione, tanto varia e sorprendente da rendere necessarie letture particolareggiate per poterne apprezzare i molteplici aspetti, ma anche a causa del fascino che la sua complessa, vivace, imprevedibile, controversa personalità, continua ad esercitare: un artista dalla mente visionaria e dal cuore tormentato, sempre alla ricerca di un significato più profondo nell'arte e nella vita.
A Picasso (pseudonimo di Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno Maria de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz Picasso) va riconosciuto il merito di essersi spinto oltre i confini della tradizione, superata sia attraverso una continua sperimentazione frutto di una febbrile ricerca stilistico-espressiva, sia grazie ad una straordinaria capacità analitica e critica, giungendo sino al punto di ripudiare le convenzioni tanto nello svolgersi del processo creativo, quanto nel contenuto del suo prodotto ultimo. Cubismo docet.
Anche Milano ha più volte omaggiato questo straordinario artista, fin dal 1953, anno in cui, per volontà dello stesso Picasso, Guernica – una delle sue opere più emblematiche e quella politicamente più significativa – venne simbolicamente esposta nella sala delle Cariatidi di Palazzo Reale segnata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
E proprio Palazzo Reale fino al 2 febbraio 2025 ospita la mostra “Picasso lo straniero”, che ho avuto il piacere di visitare nei giorni scorsi, ispirata dal libro-ricerca di Annie Cohen-Solal, “Picasso. Una vita da straniero” e curata dalla stessa autrice in collaborazione con Cécile Debray.
La mostra, come già il titolo lascia intendere, offre una prospettiva inedita di Picasso, perché propone un percorso sulle sue orme di forestiero ed esule in Francia – nazione che non lo accolse mai pienamente, arrivando anche a rifiutare, quando già godeva di prestigio internazionale, di accordargli la cittadinanza di cui lui aveva formulato istanza, per poi conferirgliela solo anni dopo -.
L’impianto della mostra, che ho trovato particolarmente interessante perché si concentra sull'aspetto più personale e umano di Picasso e perché sviluppa temi sempre (troppo) attuali, quali l’immigrazione, l’emarginazione, l’identità culturale, l’accoglienza ed anche l’amicizia, ripercorre i momenti salienti dello status di straniero patito da Picasso, narrati attraverso l’esposizione di più di 90 opere cronologicamente collocabili nel periodo compreso tra il 1900 e il 1973, oltre ad interessanti documenti rinvenuti negli archivi della polizia parigina – testimonianza tangibile della condizione di precarietà e sospetto da lui vissuta -.
A mio parere, benché in apparenza sembri che abbia meno appeal di altre esposizioni che hanno visto come protagonista Picasso, questa mostra rappresenta un'opportunità imperdibile per vedere opere mai esposte in Italia o capolavori meno noti, ed esplorare e riflettere su un lato inedito e singolare di questo artista.
(Virginia Nicoletti)