(Virginia Nicoletti) – Le città del mondo sono veri e propri musei a cielo aperto: l’arte è parte integrante del paesaggio urbano anche grazie alle opere disseminate in ogni angolo (dai murales alle sculture monumentali, alle installazioni postmoderne, per citarne alcune), forme di espressione che mutano piazze, strade e parchi in gallerie di fruizione pubblica. Sono diventate nel tempo una sorta di palcoscenico dinamico in cui l’arte, non più confinata nei musei, travalica i confini tradizionali e non solo decora, ma arricchisce, fa riflettere, provoca pensieri, contribuisce all’affermarsi di una cultura vivace e inclusiva; questo processo in divenire aiuta a mantenere vivi gli spazi pubblici, trasformandoli in luoghi di riflessione ed interazione, grazie ad esperienze diversificate di relazione con l’ambiente.
Londra, una delle capitali mondiali dell’arte, è un fulgido esempio di questo trend; da sempre catalizzatore di vitalità creativa e teatro privilegiato di convivenza di differenti tradizioni culturali, questo luogo, per me magico, si contraddistingue per i numerosi manufatti artistici che ne abitano gli spazi.
Da tempo Gillie e Marc, due artisti anglo-australiani molto fecondi ed animati da uno speciale legame spirituale con il mondo e i suoi animali – tanto da essere impegnati nel ridefinire in quest’ottica il significato e lo scopo dell’arte -, hanno scelto (anche) Londra per esibire le proprie innovative creazioni, messaggi di amore, uguaglianza e conservazione.
Tra queste, dal giugno del 2022, la città accoglie anche l’opera The Wild Table of Love, una scultura monumentale in bronzo, di grande impatto, che rappresenta una imponente tavola riccamente e variamente imbandita all’insegna dell’accoglienza e del rispetto per la natura, in cui Rabbitwoman e Dogman – due iconici personaggi ibridi, simbolo dell’accettazione attraverso l’amore -, ospitano come commensali animali di alcune delle specie più in pericolo, ovvero una giraffa, un primate, un rinoceronte, un elefante, una zebra, un koala, un ippopotamo, una tigre ed un leone. Due posti vacanti, destinati a noi astanti, oltre ad essere un invito a partecipare al banchetto, paiono una sottile esortazione a riflettere sul fatto che anche il genere umano, che condivide desco (risorse) e compagnia (ecosistemi) con le altre specie animali, sta condannandosi all’estinzione, apparentemente inconsapevole di essere anch’esso uno di loro.
Forse su quei due sgabelli dovrebbero virtualmente prendere posto i potenti del mondo, coloro le cui decisioni, spesso guidate da interessi lontani dal vero bene comune, determinano il destino di tutti. Forse dovrebbero far accomodare i loro figli, o i loro nipoti, e sperimentare tutti insieme il senso di appartenenza che questa scultura suscita e coglierne il significato profondo.
The Wild Table of Love rende omaggio alla magnificenza del mondo naturale ed all’importanza dello stare insieme, comunicandoci, senza possibilità di replica, che preservare la natura è un imperativo imprescindibile, perché noi siamo un tutt’uno con essa, e lei con noi.
Il progetto fa parte, come molte altre creazioni di questo originalissimo duo che utilizza l’arte come un potente acceleratore del cambiamento, della serie di opere che esplora la connessione tra l’uomo e la natura, concetto ispirato dal credo condiviso dell’amore come forza universale che unisce tutte le forme di vita.
A Gillie e Marc va riconosciuto il merito di mettere concretamente la propria creatività al servizio di tutti, poiché oltre a spingerci alla riflessione proponendo suggestive creazioni, la loro arte ha raccolto centinaia di migliaia di dollari in donazioni attraverso il loro progetto Love The Last, con cui hanno contribuito a sostenere le campagne di numerosi enti di beneficenza per la salvaguardia della fauna selvatica.