NEW YORK – Barbie, più di una bambola. Da oltre sei decenni, è un simbolo di stile, libertà e trasformazione sociale. Al Museum of Arts and Design (MaD) di New York, l’icona della Mattel è protagonista di una straordinaria esposizione, Barbie: A Cultural Icon, aperta al pubblico fino al 16 marzo 2025.
Una mostra imperdibile perché Barbie non è una semplice bambola, è l’icona che da decenni accompagna e segna i momenti più significativi del costume americano e mondiale. Barbie è la contemporaneità che si è fatta storia, la modernità che celebra il passato, il futuro capace di animare il presente. Suggestione, stile, divertimento, riflessione e creatività in pochi centimetri di pura poesia.
La mostra, curata da Karan Feder e realizzata grazie al supporto della Mattel e alla collezione privata di David Porcello, celebra il lungo viaggio di Barbie, dai suoi esordi nel 1959 fino ai modelli più recenti e inclusivi, che riflettono le diverse identità del mondo contemporaneo.
Allestita su due piani e organizzata in sei sezioni, l’esposizione offre ai visitatori un’immersione totale nell’universo di Barbie. Più di 250 bambole storiche sono accompagnate da costumi originali, video pubblicitari, interviste e segmenti narrativi. Ogni decennio della storia di Barbie è raccontato attraverso i suoi iconici outfit e le professioni che hanno rappresentato i cambiamenti culturali e sociali del tempo.
Tra i pezzi più significativi spiccano:
– La prima Barbie del 1959, con il celebre costume zebrato e coda di cavallo;
– La Barbie astronauta del 1965, simbolo delle prime esplorazioni spaziali;
– Christie, la prima bambola nera introdotta nel 1968;
– Costumi ispirati a icone di stile come Jackie Kennedy e Audrey Hepburn.
Gli appassionati possono inoltre ammirare la celebre Barbie Dreamhouse, i dettagliati accessori e le versioni della bambola che celebrano la diversità e l’inclusività, come i modelli con sindrome di Down, protesi o vitiligine.
Creata da Ruth Handler, Barbie nasce con l’intento di offrire alle bambine un modo per immaginarsi libere di essere tutto ciò che desideravano. “Barbie non era solo una bambola, ma una finestra sui sogni e le aspirazioni delle generazioni”, ha spiegato Feder.
In un’epoca in cui i giocattoli per bambine erano perlopiù bambolotti neonati, Barbie rappresentava un modello adulto, che ispirava carriere, conquiste personali e un futuro aperto a infinite possibilità.
Negli ultimi anni, Barbie si è adattata ai cambiamenti della società, evolvendo verso una rappresentazione più inclusiva. Oggi, la linea offre bambole con una vasta gamma di etnie, fisici e condizioni, testimoniando l’impegno di Mattel per rispecchiare la diversità del mondo reale.
Tra le curiosità, il modello più venduto di sempre è la “Totally Hair Barbie” del 1992, caratterizzata da capelli lunghissimi e acconciabili.
Barbie: A Cultural Icon non è solo una celebrazione della bambola più famosa del mondo, ma un’occasione per riflettere sul suo ruolo come specchio della società e delle aspirazioni delle donne attraverso il tempo. Tra moda, cultura pop e un impegno sempre maggiore verso l’inclusività, questa mostra è un viaggio imperdibile per chiunque voglia scoprire i segreti e l’eredità di un’icona senza tempo.
Una Barbie Shero per l’italiana Samantha Cristoforetti
Samantha Cristoforetti è protagonista di una Barbie Shero e brilla nella grande mostra di New York, dedicata a figure femminili iconiche. Questa bambola celebra il suo straordinario percorso come aviatrice, ingegnere e astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea, un simbolo di ispirazione per le nuove generazioni.
Nata a Milano, Samantha è stata l’unica donna selezionata per la classe di astronauti dell’ESA del 2009. Nel 2014, ha compiuto la sua prima missione sulla Stazione Spaziale Internazionale, trascorrendo 200 giorni a vivere e fare scienza in microgravità, dimostrando come il duro lavoro e la determinazione possano portare a raggiungere grandi vette.
La Barbie dedicata a Samantha sottolinea l’importanza di avere modelli femminili che ispirino le bambine e i bambini a credere nei loro sogni. Perché immaginare di poter essere tutto ciò che desiderano è solo l’inizio: vedere che possono davvero riuscirci fa tutta la differenza.
G.B.