Nell’Ala Sforza del castello Visconteo-Sforzesco di Novara, fresco di un restauro che l’ha reso – se possibile – ancora più suggestivo, fino al 6 aprile è visitabile la mostra curata da Elisabetta Chiodini “PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo”, rassegna che consente di apprezzare, in nove sezioni tematiche, più di settanta opere straordinarie provenienti da autorevoli collezioni pubbliche e private, realizzate tra il XIX e il XX secolo, con tema centrale l’evoluzione della pittura italiana di paesaggio.
La mostra, che fa parte di un percorso di celebrazione ed approfondimento della figura di Pellizza da Volpedo, si snoda lungo un itinerario ben studiato, che affronta il tema-paesaggio attraverso quadri con ambientazioni che spaziano dalla campagna all’alta montagna, dai laghi al mare, alle vedute urbane di Milano con i Navigli e il Carrobbio. L’esposizione, veramente notevole per la ricchezza della proposta, consta di opere di alcuni dei più importanti artisti attivi in Italia e in Europa in quel periodo, come ad esempio Marco Gozzi, Giuseppe Canella, Giovanni Carnovali detto il Piccio, Filippo Carcano e Giovanni Segantini.
Tra gli artisti in mostra trova il suo giusto riconoscimento anche Massimo Taparelli d’Azeglio, tributato nella prima sala con l’esposizione del suo dipinto “La morte del conte Josselin di Montmorency”, del 1825.
Figura versatile e poliedrica, Massimo d’Azeglio ci è noto soprattutto per il suo fervente patriottismo e per la sua importante carriera politica, che l’ha visto rendersi protagonista di uno dei capitoli fondamentali della storia nostrana, il Risorgimento, dove, riguardo alla lotta per l’indipendenza e l’unificazione, è stato il portavoce di una visione più cauta e gradualista rispetto ad altri leader suoi contemporanei.
Di nobili natali, genero di Alessandro Manzoni – di cui sposò la figlia Giulia – il Marchese d’Azeglio è stato anche studioso, pittore ed amato scrittore, tanto da lasciare, nella letteratura italiana, un segno duraturo con i suoi romanzi e la sua autobiografia.
Ecletticità che la mostra novarese ci rammenta.
Non di minor successo è stata la sua carriera pittorica, passione questa influenzata dal forte interesse di d’Azeglio per i soggetti storici e patriottici propri della tradizione italiana, temi che ne riflettono spirito ed inclinazioni. Il dipinto esposto a Novara, che costituisce una tappa fondamentale del percorso artistico azegliano, ne è un manifesto esempio. In questo olio su tela – proveniente dalla GAM di Torino e di cui si conoscono altre due versioni – d’Azeglio ha rappresentato il tipico binomio paesaggio ed episodio storico-romanzesco, introducendo però un elemento di innovazione, le Crociate, ambientazione che da qui in poi ha goduto di grande fortuna nella pittura italiana. Nel dipinto, la Crociata del 1187 fa da sfondo alla vicenda rappresentata, ovvero la morte del paladino cristiano Josselin de Montmorency, sopraggiunta soccorrendo Matilde, sorella del re Riccardo d’Inghilterra, assalita dai saraceni mentre si trova in Terrasanta.
Sono stata felice di incontrare Massimo d’Azeglio attraverso uno dei suoi dipinti più significativi, perché coniugando arte, letteratura e politica, in un percorso di vita ricco e complesso, questo intellettuale ottocentesco ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura e nella storia italiana.
(Virginia Nicoletti)