Quando penso alla mia canzone preferita mi riecheggia in mente “Vienna” di Billy Joel, brano in cui questa città, nel contesto del testo, rappresenta un ideale di serenità e saggezza, un simbolo di ciò che è bello, il luogo spiritualmente anelato da chi sa cogliere l’essenza dell’attesa, ed è disposto a fermarsi ed apprezzare il presente.
E così, ritornello dopo ritornello, il desiderio di visitare (o meglio rivisitare) Vienna con occhi nuovi si è fatto strada, alimentato anche dall’altrettanto forte desiderio di rivedere il Castello del Belvedere, il più bel complesso barocco d’Austria, e ciò che in esso è custodito. In questo luogo suggestivo sono esposte, per la gioia degli amanti del suo stile innovativo ed unico, diverse opere di Gustav Klimt, artista simbolista ed avanguardista vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
In mostra al Belvedere c’è anche quello che è considerato il suo capolavoro più importante, “Il Bacio”, dipinto del “periodo aureo” dell’artista viennese, realizzato tra il 1907 e il 1908.
Benché in generale l’opera di Klimt sia più focalizzata sulla celebrazione dell’amore e della bellezza che sulla politica o sulla lotta sociale, e nonostante il nostro sia stato accusato di oggettivizzare le donne (anche se alcune interpretazioni suggeriscono che egli abbia invece liberato la femminilità dalle convenzioni sociali, rappresentando donne libere e reali), quando mi sono ritrovata d’innanzi a “Il Bacio” mi sono sorpresa a pensare, forse anche a causa del trasporto emotivo vissuto durante la permanenza in città, che questo dipinto offre una prospettiva interessante sulla rappresentazione dell’amore e della relazione tra i sessi, temi che, almanacco alla mano, mi hanno portato a metterli in relazione con la imminente celebrazione della donna.
La tela ritrae due amanti avvolti in un abbraccio tenero e passionale, immersi in una ambientazione eterea ed astratta enfatizzata dall’uso dell’oro come colore dominante. L’immagine, dissolta in una atmosfera simbolica, è una rievocazione dell’amore e dell’intimità umana, ed è un tributo alla figura femminile, vera protagonista della scena, rappresentata con tenerezza ed eleganza.
Osservando questo dipinto si coglie immediatamente il senso di armonia che pervade la scena, sintesi dell’unione e della fusione dei due mondi rappresentati, il maschile e il femminile, che Klimt connota mediante le differenti e contrapposte decorazioni delle tuniche indossate dai due protagonisti.
L’opera, che offre allo sguardo l’intensa raffigurazione di un momento di totale compenetrazione sentimentale e fisica, mi ha trasmesso un messaggio di unione e superamento delle barriere emotive. In esso ho ravvisato, consolidato dal sentimento di uguaglianza e dall’empatia che sembrano sperimentare i due protagonisti, l’accoglimento incondizionato e reciproco dell’alterità, tema che ricorre non solo in occasione delle rivendicazioni legate alla Festa della Donna che cade l’8 marzo di ogni anno (nata come un tributo alle lotte storiche delle donne per i diritti civili e sociali) ma, più in generale, nelle battaglie che gli individui conducono per il riconoscimento dei propri diritti e della propria dignità.
Mie azzardate e personali elucubrazioni a parte, “Il Bacio”, oltre ad essere un’opera di straordinaria bellezza che già da sola merita il viaggio a Vienna per essere apprezzata dal vero, rappresenta indubbiamente un simbolo complesso che invita a riflettere sul ruolo della donna nella società, tra seduzione e indipendenza.
E se questo non dovesse bastare, “When will you realize…Vienna waits for you”.
(Virginia Nicoletti)