Carlo Orsi ha lasciato un segno profondo nella fotografia italiana, riconosciuto per il suo legame intimo con Milano e la capacità di narrare storie di umanità e cambiamento. Nato nel quartiere di Brera, Orsi ha sviluppato una visione eclettica della città e del mondo, grazie anche alla sua formazione iniziale come assistente di Ugo Mulas, che gli permise di esplorare il potenziale artistico e tecnico della fotografia.
Dagli anni Sessanta, Milano è stata la musa principale di Orsi, che l’ha fotografata in ogni angolo, dai quartieri residenziali alle fabbriche in espansione, per documentare non solo la trasformazione urbanistica ma anche i cambiamenti sociali e culturali. È nelle sue immagini che si intravedono le sfide e le conquiste della città, soprattutto sul fronte dell’immigrazione, della crescita industriale e dell’ascesa di nuove figure culturali e artistiche. Orsi ha infatti ritratto personalità rilevanti dell’epoca in vari settori come architettura, design, arte e musica, facendo emergere Milano come centro pulsante di energia e creatività. Milano, nelle immagini di Orsi, appare come una città in movimento, testimone di una modernità che incalza e di una storia che si evolve.
Le sue fotografie hanno un rigore compositivo che esalta la geometria degli spazi urbani e l’eleganza austera della metropoli lombarda, mettendo in evidenza il contrasto tra la bellezza classica e il fervore del cambiamento. Orsi non si limita a rappresentare i luoghi simbolo, ma punta l’obiettivo su dettagli e volti, offrendo una lettura intima e riflessiva di Milano. La città diventa così la protagonista silenziosa dei suoi scatti, tra moda, industria e le contraddizioni di un’epoca. Attraverso il suo lavoro, Orsi ha contribuito a costruire un’immagine iconica di Milano, rendendola familiare e, al contempo, ricca di sfumature nascoste, che rivelano le complessità e le bellezze della vita urbana.
Questa storia della Milano di Orsi è ora al centro della mostra Miracoli a Milano. Carlo Orsi fotografo, ospitata a Palazzo Morando fino al 2 febbraio 2025. Curata da Giangiacomo Schiavi e Giorgio Terruzzi, l’esposizione esplora non solo il rapporto del fotografo con la sua città, ma anche le molteplici sfaccettature della sua carriera. Dagli esordi come assistente di Mulas, con cui condivideva l’approccio meticoloso alla stampa fotografica e l’importanza dei dettagli, Orsi si è presto distinto come fotografo indipendente, collaborando con alcune delle principali riviste italiane e internazionali facendosi apprezzare per il suo sguardo autentico e la capacità di cogliere l’essenza delle persone e dei luoghi.
Noto soprattutto per il suo stile documentaristico, che si è affermato a partire dagli anni Sessanta, e per il suo contributo alla fotografia di moda e di reportage, Orsi nel corso della sua carriera ha saputo adattarsi e reinventarsi. È senza dubbio una delle figure più significative nella storia della fotografia di moda italiana, la cui influenza si estende ben oltre le sue immagini iconiche.
Attivo principalmente dagli anni ’60, Orsi ha collaborato con le più importanti riviste di moda, come Vogue Italia, Harper’s Bazaar e Grazia, contribuendo a definire l’estetica del Made in Italy durante il periodo di massimo splendore della moda italiana. Il suo stile si distingue per l’uso sapiente della luce e per la composizione pulita, spesso minimale, che esalta l’eleganza degli abiti e la bellezza naturale delle modelle senza risultare mai artificioso.
Orsi ha lavorato con alcuni dei più grandi stilisti, come Valentino, Giorgio Armani, Krizia e Missoni, cogliendo l’essenza del loro stile attraverso immagini di rara intensità. Le sue fotografie si contraddistinguono per un’eleganza senza tempo, dove l’abito non è mai l’unico protagonista, ma parte di una narrazione che include l’ambiente, la posa e l’espressione dei soggetti. Questa visione ha permesso a Orsi di contribuire in modo significativo alla costruzione dell’identità visiva del glamour italiano, rendendo la moda italiana riconoscibile e desiderabile a livello internazionale.
In un’epoca in cui la moda iniziava a prendere forma come linguaggio culturale, Orsi ha saputo valorizzarne gli elementi più iconici con uno sguardo che era al contempo audace e rispettoso delle tradizioni. La sua fotografia si distingue per la capacità di ritrarre i capi con grazia, rendendoli quasi scultorei. Orsi ha saputo anticipare, con il suo lavoro, quella fusione di arte e moda che oggi è considerata una pietra miliare del settore. Con uno stile elegante e sofisticato, Carlo Orsi ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama della moda, elevando la fotografia a uno strumento narrativo di straordinario impatto e trasformando ogni scatto in un’icona di stile.
Orsi è riconosciuto per le sue immagini in bianco e nero, che esaltano la bellezza semplice e intima dei soggetti. In particolare, il suo lavoro si distingue per l’abilità nel trasformare scene di vita quotidiana in racconti visivi che catturano l’attenzione dello spettatore. Oltre alla moda, Orsi si è cimentato nella fotografia di cronaca e di reportage sociale, documentando momenti storici e atmosfere di un’Italia in rapido cambiamento.
Nell’ultima fase della sua vita, Carlo Orsi ha scelto di documentare il lavoro di associazioni umanitarie in luoghi come Tibet, Cina, Uganda, Bangladesh e Bolivia. Qui, lontano dalle passerelle milanesi e dalle campagne pubblicitarie, Orsi ha catturato immagini intense che raccontano la sofferenza, ma anche la resilienza e la speranza delle persone ritratte, mostrando un lato umano e sensibile della sua arte.
La mostra non solo celebra Orsi come fotografo della sua città ma rende omaggio a un artista poliedrico, capace di raccontare il mondo con una lente che andava oltre il semplice scatto, per abbracciare l’essenza dei luoghi e delle persone.
Foto in alto: Carlo Orsi, Milano, 2013. L’iniziazione. Pinacoteca di Brera © Archivio Carlo Orsi