(Federica Cannas) Esiste un luogo dove l’arte si immerge. Lì, nel silenzio profondo del mare, prende forma una nuova relazione tra l’uomo e la natura. Le opere di Jason deCaires Taylor non si limitano a stupire, diventano parte dell’ecosistema, casa per pesci, appiglio per i coralli, occasione per riflettere.
Taylor è uno scultore che ha scelto il mare come spazio espositivo. I suoi volti, corpi, scene urbane scolpite nel cemento vengono affidati all’acqua con uno scopo preciso: contribuire alla rigenerazione marina. Le sue installazioni sono vere e proprie barriere coralline artificiali, progettate con materiali a pH neutro per favorire la colonizzazione da parte della vita marina.
Con il tempo, le statue cambiano. Si ricoprono di alghe, spugne, molluschi. Respirano. Diventano organismi vivi, parte attiva del paesaggio sottomarino. Ogni scultura è un invito. Per i pesci, a tornare. Per noi, a guardare le cose da un’altra prospettiva.
Messico, Grenada, Bahamas, Lanzarote: in ogni angolo del mondo in cui approda, l’arte di Taylor si mette al servizio dell’ambiente. I suoi lavori risanano fondali danneggiati, attirano biodiversità e spingono verso un turismo più consapevole.
L’idea è semplice e rivoluzionaria. Non basta più contemplare l’arte, bisogna entrarci dentro. L’arte sottomarina di Taylor è un gesto concreto, silenzioso e potente. Un modo per dire che la bellezza può essere utile, che l’impatto positivo può avere forma e materia.
In un mondo che consuma in fretta e dimentica altrettanto velocemente, queste sculture restano. Non cercano applausi, ma uno sguardo nuovo. Quello del mare. Ci ricordano che anche sott’acqua si può costruire bellezza. E che l’arte, quando è autentica, non si limita a mostrare. Cura, protegge, trasforma.
Taylor è uno scultore che ha scelto il mare come spazio espositivo. I suoi volti, corpi, scene urbane scolpite nel cemento vengono affidati all’acqua con uno scopo preciso: contribuire alla rigenerazione marina. Le sue installazioni sono vere e proprie barriere coralline artificiali, progettate con materiali a pH neutro per favorire la colonizzazione da parte della vita marina.
Con il tempo, le statue cambiano. Si ricoprono di alghe, spugne, molluschi. Respirano. Diventano organismi vivi, parte attiva del paesaggio sottomarino. Ogni scultura è un invito. Per i pesci, a tornare. Per noi, a guardare le cose da un’altra prospettiva.
Messico, Grenada, Bahamas, Lanzarote: in ogni angolo del mondo in cui approda, l’arte di Taylor si mette al servizio dell’ambiente. I suoi lavori risanano fondali danneggiati, attirano biodiversità e spingono verso un turismo più consapevole.
L’idea è semplice e rivoluzionaria. Non basta più contemplare l’arte, bisogna entrarci dentro. L’arte sottomarina di Taylor è un gesto concreto, silenzioso e potente. Un modo per dire che la bellezza può essere utile, che l’impatto positivo può avere forma e materia.
In un mondo che consuma in fretta e dimentica altrettanto velocemente, queste sculture restano. Non cercano applausi, ma uno sguardo nuovo. Quello del mare. Ci ricordano che anche sott’acqua si può costruire bellezza. E che l’arte, quando è autentica, non si limita a mostrare. Cura, protegge, trasforma.